“Io non volevo imbarcare le consigliere indagate”
Roma, 21 mar. (askanews) – Dopo la decisione del ministro dell’Interno di nominare una commissione per valutare l’esistenza o meno delle condizioni per procedere allo scioglimento del Comune di Bari per infiltrazioni mafiose, il primo cittadino del capoluogo Pugliese, Antonio Decaro è provato ed amareggiato. “Io – dice in una intervista a La Repubblica – ho paura per me e per la mia famiglia, però un sindaco non si può girare dall’altro lato”. E poi spiega: “mi sono inquietato quando ho visto una fotografia di un gruppo di parlamentari del centrodestra che entrano nella stanza del ministro dell’Interno. Tra loro c’erano anche due viceministri che entrano appunto nella stanza di un ministro del loro stesso governo. Di questo incontro fanno una foto e in conferenza una commissione di accesso che possa valutare l’ipotesi di scioglimento del Consiglio comunale. Inizialmente ho pensato fosse una forte sgrammaticatura istituzionale, ma ho pensato anche fosse un modo del centrodestra di mettere le mani avanti dal momento che la consigliera arrestata è stata eletta nel 2019 proprio con quello schieramento”. Decaro ricostruisce quindi l’escalation di dichiarazioni, “richieste abnormi rispetto a quello che era accaduto e rispetto alle dichiarazioni dello stesso procuratore capo di Bari Roberto Rossi”. E prosegue “io tendo a fidarmi delle istituzioni, sono un sindaco, il presidente dell’Anci che in questi anni ha rappresentato i sindaci di tutti i Comuni, non ho mai mancato di rispetto a un ministro. Ma in questo caso è la fretta che mi ha inquietato, la fretta con la quale ad esempio dovevo consegnare le carte in Prefettura, in un momento particolare, perché siamo in piena campagna elettorale dove peraltro non sono io il candidato”. Poi dice che “arriverà l’ispezione, noi daremo tutto il supporto, ma sì, le tempistiche mi inquietano”. Entrando nel merito della vicenda che ha portato all’arresto di una consigliera accusata di prendere i voti del clan, e che era stata eletta nel centrodestra e poi è passata nella sua maggioranza, e dell’altra consigliera già indagata nel 2022, Decaro dice che “il passaggio in maggioranza non è il frutto di un accordo con me, tutti sapevano che io non volevo, che non avevo bisogno di loro, che erano stati avversari violenti in campagna elettorale”. E poi aggiunge “Dobbiamo combattere il trasformismo: quelle due persone che sono state arrestate sono entrate in maggioranza. E questo non lo dobbiamo permettere più”. Quindi, Decaro, che da tempo vive sotto scorta dice che “la mia amministrazione si è costituita parte civile contro i clan 19 volte. Sono stato al fianco dei commercianti che hanno denunciato il racket, di quelli che avevano ricevuto i proiettili. Ho bloccato il concerto del figlio del boss. Se c’è un minimo sospetto, come ho detto, sono pronto a rinunciare alla scorta”.