L’analisi della Cgia

Milano, 16 mar. (askanews) – I prezzi di mercato nel mese di febbraio 2024 del gas naturale (28 euro per MWh[1]) e dell’energia elettrica (87 euro per MWh) sono tornati agli stessi livelli del mese di giugno di 2021, ma le bollette di luce e gas pagate dalle famiglie italiane nel 2023 sono invece aumentate, rispetto a tre anni fa, mediamente di 328 euro (+26,2 per cento), di cui 153 (+24,2 per cento) per la luce e 175 euro (+28,1 per cento) per il gas. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia.

A livello territoriale è il Nordest la macro area del Paese che ha subito i rincari più elevati. Sempre tra il 2021 e il 2023, l’aumento medio annuo delle bollette di luce e gas è stato di 457 euro (+33,6 per cento). Seguono il Nordovest con +316 euro (+23,9 per cento), il Mezzogiorno con +304 euro (+26,6 per cento) e, infine, il Centro con +260 euro (+21,1 per cento).

Tra il 2021 e il 2023 l’escalation dei prezzi delle bollette della luce ha interessato tutti, anche se, come era prevedibile, agli utenti del mercato tutelato, pari a circa un terzo del totale, la variazione è stata inferiore rispetto a quella subita dai clienti del mercato libero. Ai primi, infatti, l’incremento è stato del 34 per cento, ai secondi, invece, addirittura del 136,3 per cento. Per il gas naturale, invece, i dati non permettono di calcolare la variazione dei prezzi tra il 2021 e il 2023 in relazione alle due componenti mercato tutelato e mercato libero; i dati sull’ultimo anno (2023) consentono tuttavia una comparazione con il 2022 e anche qui mentre i prezzi del “tutelato” sono stati in diminuzione (-31 per cento) per il mercato libero c’è stato ancora un aumento (+6,7 per cento).

Secondo i dati della Cgia, artigiani, piccoli commercianti e partite Iva hanno pagato due volte l’impennata delle bollette di luce e gas verificatasi negli ultimi anni. La prima come utenti domestici e la seconda come micro imprenditori per riscaldare/raffrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi. Segnaliamo, infine, che sebbene il rischio povertà o esclusione sociale delle famiglie presenti in Italia in questi ultimi anni sia diminuito, anche nel 2022 quelle con un reddito principale da lavoro autonomo presentavano un rischio povertà pari al 19,9 per cento del totale, contro il 17,2 per cento delle famiglie con fonte di reddito principale da lavoro dipendente. Purtroppo, anche dopo il Covid, la crisi energetica e il boom dell’inflazione i nuclei in cui il capofamiglia è un lavoratore autonomo continuano ad avere maggiori fragilità economiche e sociali di quelle dei lavoratori dipendenti.

Gli ultimi dati disponibili (I semestre 2023) evidenziano che mediamente il prezzo italiano dell’energia elettrica era pari a 378,2 euro per MWh; il quarto più alto dell’Area Euro. Tra i 20 Paesi monitorati, solo la Germania con 412,5 euro per MWh, il Belgio con 435 euro per MWh e i Paesi Bassi con 475 euro presentavano prezzi superiori al nostro (vedi Tab. 4). Infine, per quanto concerne il gas, sempre nel I semestre 2023 il prezzo italiano era pari a 98,1 euro per MWh; un prezzo tra i più bassi dell’Eurozona. Rispetto alla Francia (104,3 euro per MWh), pagavamo il 5,9 per cento in meno, alla Spagna (107,7 euro per MWh), l’8,9 per cento in meno e alla Germania (123 euro per MWh), il 20,2 per cento in meno.

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