“Il sillogismo tassi – inflazione va necessariamente rivisto. Se oggi guardiamo ai bilanci delle aziende noteremo come tra le prime voci dei costi troviamo gli oneri finanziari.
Nel momento in cui una componente di costo aumenta, in questo caso quella determinata dall’aumento dei mutui e dei prestiti, l’azienda proverà a ribaltarlo sui ricavi alzando i prezzi e dunque creando inflazione.
La soluzione più diretta per sostenere l’economia del Paese e le famiglie italiane è quella di ottenere la riduzione drastica dei tassi d’interesse in modo da alleggerire l’impatto che gli stessi hanno sui mutui. Specie quando ci troviamo di fronte a una inflazione, come quella che ha interessato l’Europa, generata dalla carenza di offerta e non dall’eccessiva circolazione monetaria”.
Queste le parole dell’avvocato Giovanni Lombardi Stronati, presidente dell’Osservatorio Europeo sui Capitali d’Investimento nel corso del focus su “Aumento dei tassi, quale futuro per imprese e famiglie”.
“Se leggessimo con attenzione e in modo scientifico il dato inflattivo ce ne accorgeremmo subito. Un ulteriore errore commesso dall’UE – ha sottolineato Lombardi Stronati – è stato quello di alzare i tassi troppo velocemente, ben due volte per 0,50 in poco tempo.
Per apprezzare gli effetti dei rialzi sull’inflazione bisogna attendere almeno un paio d’anni. In economia le regole del gioco non si possono cambiare in modo così repentino poiché si corre il rischio di generare scompensi di mercato.
Il denaro va pagato poco e deve esserci stabilità perché solo così si fa marciare l’economia reale e non la speculazione”.
Sul tema della riforma del fisco e dell’evasione il presidente di Oeci ammonisce: “Che ci sia evasione in Italia è assolutamente vero ma non siamo il Paese messo peggio al mondo. Se andiamo a cercare i capitali nascosti nei paradisi fiscali, ricordo i Panama papers, vedremo che ad evadere anche più di noi sono i tedeschi, francesi, solo per rimanere in Europa.
Piuttosto l’emergenza è quella di una massa di crediti non riscossi, circa 1300 mld di euro, che ci deve far pensare. Una cifra così grande accumulata nel tempo, con tutti i mezzi che ha a disposizione l’Agenzia delle Entrate, vuol dire che c’è qualcosa che va rivisto nell’intero sistema fiscale.
Occorre un provvedimento di ‘pace fiscale’ sui contenziosi, non un condono, che sia meno timido rispetto a quello proposto lo scorso anno.
Serve un vero e proprio ‘patto sociale’ – ribadisce Lombardi Stronati – che preveda una pace fiscale aggressiva i cui proventi per le casse dello Stato si utilizzino per un taglio più incisivo del cuneo fiscale. Solo così potremo ottenere un alleggerimento progressivo della pressione fiscale con percentuali più ragionevoli che inducano i contribuenti a versare il giusto”.