I messaggi al mondo produttivo della candidata dal Ppe come presidente della Commissione europea
Bucarest, 7 mar. (askanews) – Innanzitutto la rivendicazione dei successi, difficili e insperati di questi ultimi cinque anni, che ha dimostrato la capacità di resistenza, la resilienza dell’Europa di fronte alle crisi inaspettate scoppiate a ripetizione; poi l’orgoglio di aver progettato il Green Deal contro il cambiamento climatico come “piano economico, sociale e industriale”, per orientare gli investimenti e l’innovazione in tempi di transizione, ma reinterpretandolo in modo “pragmatico e non ideologico”, ristabilendo chiaramente che la competitività europea è una priorità importante quanto quella climatica. Poi il messaggio rassicurante per le aziende, soprattutto le Pmi, a cui si garantisce meno burocrazia e più libertà d’intraprendere, e per il ceto medio, per le famiglie, per il futuro dei loro figli, garantito dal mercato unico e dall’economia sociale di mercato, dall’Europa che protegge; e infine, naturalmente, la promessa agli agricoltori, di ascoltarli e sostenerli sempre.
E’ questa, in estrema sintesi, la sostanza del messaggio elettorale, per la parte relativa all’economia, che Ursula von der Leyen ha mandato con il discorso per ottenere la ratifica della sua candidatura, da parte del Congresso di Bucarest del Partito popolare europeo, a succedere a sé stessa come presidente della Commissione europea. Un messaggio attentamente calibrato, per essere in fase con le priorità del Ppe, espresse nel Manifesto elettorale approvato a ieri a Bucarest, e al tempo stesso capace compatibile con la natura istituzionale, non di partito, del ruolo della Commissione.
Von der Leyen ha esordito facendo chiaramente appello alla “gente normale”, all’uomo della strada: “Siamo il Ppe, il partito del popolo, e realizziamo ciò che interessa alla popolazione: prosperità, sicurezza, democrazia. Questo è ciò che interessa alla gente in questi tempi difficili. Ed è per questo che il Ppe si batterà in queste elezioni, grazie al nostro manifesto comune”.
“So che molte persone – ha detto – sono preoccupate per il futuro. Anch’io sono preoccupata. Sui tavoli delle cucine di tutta Europa le mamme e i papà si chiedono: ‘riuscirò a dare ai miei figli delle giuste opportunità per la loro vita? Riuscirò a prendermi cura dei miei genitori anziani?’ Conosco queste preoccupazioni, ma allo stesso tempo – ha affermato von der Leyen – ho fiducia”.
“Sono fiduciosa – ha continuato -, perché se qualcuno ci avesse detto che negli ultimi cinque anni ci saremmo trovati di fronte a una pandemia globale, a una guerra sul suolo europeo, e alla peggiore crisi energetica degli ultimi 40 anni, nessuno avrebbe creduto che ne saremmo usciti più forti”.
“E invece – ha sottolineato la presidente della Commissione – ce l’abbiamo fatta. Abbiamo dimostrato ripetutamente una notevole resilienza. Perché abbiamo il nostro porto sicuro nel mercato unico, e la nostra economia sociale di mercato è il nostro segno distintivo. Questo funziona per le persone, se vogliono un lavoro sicuro, o se vogliono avere una famiglia, se stanno risparmiando per comprare una casa o se affittano un appartamento, o se vogliono studiare in una città diversa. Il nostro messaggio è chiaro: in tempi di transizione, l’Europa vi copre le spalle”.
“Ma in questi temi di transizione – ha osservato von der Leyen – dobbiamo rafforzare la nostra competitività. Siamo stati i primi – ha ricordato – a progettare il Green Deal europeo, come un patto economico, sociale e industriale. Questo ha dato un chiaro senso di direzione per gli investimenti e l’innovazione. Ad esempio per l’energia: abbiamo resistito al ricatto di Putin con i suoi sporchi carbone, petrolio e gas. Ci siamo sbarazzati di questa dipendenza e stiamo investendo massicciamente nelle energie pulite. Per la prima volta in Europa abbiamo prodotto più elettricità dal vento e dal sole che dal gas. Questo crea buoni posti di lavoro, qui da noi, fa scendere i prezzi dell’energia, riduce l’inquinamento e ci dà sicurezza energetica”.
Ma, ha puntualizzato la presidente della Commissione, interpretando qui pienamente il ruolo di candidata del Ppe, “diversamente dagli altri, noi siamo per soluzioni pragmatiche, non ideologiche. Perché noi del Ppe sappiamo che non esiste un’economia competitiva senza protezione del clima, e che non esiste protezione del clima senza un’economia competitiva. E quindi, dal vento all’acciaio pulito, dall’idrogeno alle batterie, faremo in modo che il futuro della produzione del nostro settore delle tecnologie pulite sia qui, in Europa”.
“Dobbiamo – ha detto a questo punto von der Leyen – rendere la vita più facile alle imprese. Dobbiamo avere fiducia nelle nostre aziende per andare avanti a fare ciò che sanno fare bene. Questo significa meno burocrazia, meno rapporti amministrativi, e procedure più semplici e veloci. E significa prestare particolare attenzione alle Pmi, che rappresentano la spina dorsale della nostra economia sociale di mercato. Quest’attenzione è un segno distintivo del Ppe. Diamo alle aziende la libertà di innovare e di creare buoni posti di lavoro”. Bucarest, 7 mar. (askanews) – “E questo vale – ha aggiunto la presidente della Commissione – anche per gli agricoltori e per le zone rurali. Gli agricoltori mi parlano delle enormi sfide che devono affrontare: si alzano presto la mattina, lavorano duramente per produrre gli alimenti di qualità che mangiamo. Ma i costi stanno aumentando e i prezzi che gli pagano per il latte, la carne e il grano sono volatili, e spesso determinati da altri attori nella catena alimentare. Il mese scorso un giovane agricoltore mi ha detto che a volte sono costretti a vendere i propri prodotti al di sotto dei costi di produzione. Questo – ha sottolineato – è inaccettabile”.
“La nostra sicurezza alimentare dipende dalla sicurezza dei mezzi di sussistenza dei nostri agricoltori. Perciò, questo sistema deve essere ripristinato su una base sostenibile. Il loro duro lavoro deve essere ripagato. Voglio essere chiara: il Ppe – ha concluso von der Leyen – sarà sempre al fianco dei nostri agricoltori”.
(di Lorenzo Consoli)