La storia degli Oscar raccontata dagli esperti di Babbel

Roma, 7 mar. (askanews) – Sin dalla sua creazione il cinema è stato in grado di rappresentare i cambiamenti culturali e le trasformazioni sociali, oltre che ad emozionare generazioni di spettatori con storie di ogni genere. Ed è proprio per promuovere le eccellenze di questo settore – che continua ad attirare il pubblico nonostante lo sviluppo di nuovi mezzi e piattaforme, tanto che nel 2023 in Italia sono stati registrati ben 70.6 milioni di biglietti venduti (una crescita del 58,6% rispetto al 2022)1 – che viene celebrata la notte degli Oscar.

In occasione della cerimonia del più prestigioso premio cinematografico del mondo, che il prossimo 11 marzo intratterrà gli appassionati e non solo, Babbel – la piattaforma per l’apprendimento delle lingue che offre lezioni su app e live – ha realizzato un viaggio a ritroso nel tempo attraverso le 10 espressioni più famose tratte da film da Oscar e ha selezionato alcuni dei momenti più memorabili delle cerimonie di premiazione.

“Molte frasi che utilizziamo nella vita di tutti i giorni sono riconducibili a momenti chiave di grandi capolavori cinematografici. Il linguaggio dei film richiede la conoscenza di codici narrativi provenienti da più ambiti (per esempio, culturali e artistici) ed invita ad immedesimarsi nelle storie che vengono raccontate. Proprio grazie a questa capacità pervasiva molti termini sono in grado di trasformarsi ed essere applicati nella descrizione di diversi fenomeni sociali” commenta Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Creator a Babbel.

Alcune frasi, informa una nota, sono diventate così iconiche che spesso ci si dimentica che a renderle popolari sono stati proprio dei film: “Zitto e nuota”: da leggere canticchiando, questo mantra della pesciolina Dory del film d’animazione “Alla ricerca di Nemo” (2003) è rimasto impresso nella mente degli spettatori oltre che per la semplicità dell’affermazione, anche per il significato implicito: nelle situazioni difficili, infatti, occorre stringere i denti e continuare a “nuotare”. Una vera e propria perla di saggezza da parte di un capolavoro firmato Disney-Pixar, vincitore della statuetta per “miglior film d’animazione”.

“Al mio segnale scatenate l’inferno”: la citazione, ripresa oggi anche sotto forma di “meme”, viene pronunciata dal generale Massimo Decimo Meridio nel celebre film “Il Gladiatore” (2000) vincitore di ben 5 premi Oscar tra cui ‘miglior attore protagonista” a Russell Crowe. La battuta è utilizzata nella pellicola per esortare l’esercito romano al combattimento prima dell’inizio della battaglia contro i nemici germanici.

“Sono il re del mondo!”: una frase da urlare in un momento di estrema gioia in cui i sogni di una vita si stanno realizzando. Proprio come succede a Jack Dawson (interpretato da Leonardo Di Caprio) quando vince un biglietto per salire sul transatlantico più lussuoso di sempre nel kolossal “Titanic” (1997) e incontra l’amore della sua vita, Rose DeWitt Bukater (interpretata da Kate Winslet): per questo, in piedi sulla prua della nave con le braccia aperte rivolte verso l’oceano, urla la frase diventata cult “Sono il re del mondo”. Il film segna ancora oggi un record di riconoscimenti, tra cui la vittoria di ben 11 premi Oscar.

“Houston, abbiamo un problema”: una delle citazioni più famose della storia del cinema, viene impiegata in modo colloquiale per esprimere l’imprevedibilità degli esiti di una situazione. È stata pronunciata nel film “Apollo 13” (1995) da Tom Hanks, nei panni dell’astronauta Jim Lovell. L’origine di questa esclamazione si deve all’astronauta Jack Swigert che in occasione della tragedia sfiorata della missione “Apollo 13” del 1970 disse: “Ok Houston, we’ve had a problem here” (“Ok Houston, abbiamo avuto un problema qui”); nel film è stato deciso di riportare il verbo al presente per aumentare la suspence. La pellicola diretta da Ron Howard ha vinto i premi “miglior montaggio” e “miglior sonoro”.

“Stupido è chi lo stupido lo fa”: tratta da “Forrest Gump” (1994), è una delle frasi diventate popolari di questo commovente e intenso film vincitore di ben 6 statuette, tra cui “miglior film” e “migliore attore protagonista” a Tom Hanks. Il protagonista Forrest pronuncia questa frase per rispondere alle offese rivolte alle sue capacità cognitive, suggerendo che l’intelligenza e la saggezza non sono misurabili in relazione al quoziente intellettivo, ma piuttosto sulle azioni e sul comportamento di una persona. Un’altra indimenticabile citazione del film: “La vita è come una scatola di cioccolatini… non sai mai quello che ti capita!”

“Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi”: questa frase viene di solito impiegata come esagerazione per descrivere una situazione surreale ed è tratta dal film “Blade Runner” (1982), nominato nelle categorie “migliori effetti speciali” e “migliore scenografia”. Nella pellicola, l’espressione è inserita nel monologo dell’androide Roy Batty pochi istanti prima della sua morte.

“Potrebbe andar peggio: potrebbe piovere!”: tratta dal lungometraggio “Frankenstein Junior” (1974), la citazione è entrata nel linguaggio comune per descrivere situazioni in cui le cose potrebbero peggiorare da un momento all’altro. Viene spesso usata con ironia per ricordare che non si può prevedere il corso di certi fenomeni (come, per esempio, la pioggia). Il film fu nominato in due categorie: “miglior sceneggiatura non originale” e “miglior sonoro”, ma non riuscì a “strappare” nessuna statuetta.

“Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare”: al secondo posto nella classifica delle 100 migliori battute di tutti i tempi secondo l’American Film Institute (preceduta solo da “Francamente, me ne infischio” tratta da “Via col Vento”), la frase è pronunciata da don Vito Corleone (interpretato da Marlon Brando), il temuto capo di una grande organizzazione mafiosa nel primo capitolo della trilogia “Il Padrino” (1972). Il film vinse tre statuette: “miglior film”, “miglior attore” a Marlon Brando e “miglior sceneggiatura adattata”.

“Dopotutto, domani è un altro giorno”: una frase piena di speranza per il futuro, che invita a non arrendersi nonostante le difficoltà. È la battuta finale del film cult “Via col Vento” (1939) tratto dall’omonimo libro di Margaret Mitchell: la protagonista Rossella O’Hara è stata abbandonata dall’uomo che ama, Rhett Butler, ma si convince che riuscirà a riconquistarlo. Vinse otto Premi Oscar, tra cui “miglior film”, “miglior regista” e “miglior attrice” all’attrice inglese Vivien Leigh.

“Nessun posto è bello come casa mia”: racchiude il senso di familiarità, affetto e appartenenza che solo un posto che si considera “casa” può trasmettere. La protagonista de “Il Mago di Oz” (1939), Dorothy, pronuncia queste parole dopo aver realizzato che si possono vivere delle straordinarie avventure in tanti posti diversi, ma che il luogo che si considera “casa” resterà sempre il posto del cuore. La pellicola ha vinto per la “migliore colonna sonora originale” e la “migliore canzone” per la famosissima “Over the rainbow”.

I momenti indimenticabili tra gaffe e primati. La cerimonia di premiazione più attesa nel mondo del cinema regala sempre tante sorprese nel corso della serata: La La Land e la busta sbagliata: nel 2017 si è assistito ad una delle più grandi gaffe della storia del cinema. A causa della consegna di una busta sbagliata, l’attore Warren Beatty ha proclamato come vincitore del premio “miglior film” il musical “La La Land”, mentre avrebbe dovuto vincere il film indipendente “Moonlight”. L’errore è stato subito corretto dal vivo, anche se l’episodio verrà sempre ricordato per il clamoroso colpo di scena.

Il gesto inaspettato di Will Smith: dal 2022 e per i prossimi 10 anni Will Smith non è più autorizzato a partecipare a nessun evento dell’Academy. Il motivo è stato un gesto del tutto inaspettato: mentre l’attore e comico Chris Rock stava facendo una battuta infelice sulla moglie dell’attore Jada Pinkett Smith, Will Smith si è alzato per colpire il presentatore sul volto. Premiato poco dopo come “miglior attore protagonista” per il film “King Richard”, si è scusato in lacrime con i colleghi e l’Academy.

Parasite e il record sudcoreano: nel 2020, per la prima volta nella storia della cerimonia degli Oscar, è stato candidato un film sudcoreano, “Parasite”. Non solo: ad oggi è l’unico film ad aver vinto sia il premio più ambito della serata, “miglior film” sia il premio “miglior film in lingua straniera”. Il lungometraggio sudcoreano ha inoltre conquistato altre due statuette: ‘miglior sceneggiatura originale” e “miglior regista” a Bong Joon-ho.

Il discorso di Christopher Reeve: nel 1996 l’attore Christopher Reeve, diventato famoso per il ruolo di Superman, fece la sua prima apparizione pubblica dopo essere rimasto paralizzato a seguito di un’incidente a cavallo. Per l’occasione, l’attore fece uno dei discorsi più commoventi della storia degli Oscar, ricordando che il cinema deve sempre andare oltre il mero intrattenimento, perché è uno strumento con il potere di accendere i riflettori su tematiche sociali importanti. Per il coraggio dimostrato ricevette una lunga e sentita standing ovation.

Roberto Benigni e i salti di gioia: nel 1999 il film “La vita è bella” vinse ben tre statuette, tra cui “miglior film straniero”. Nel momento in cui fu proclamata la vittoria della pellicola, Roberto Benigni regalò uno dei momenti più memorabili di sempre: dopo l’urlo di Sophia Loren “And the winner is…Roberto!”, l’attore infatti iniziò a saltare sulle poltrone dalla gioia per raggiungere il palco, abbracciò poi Sophia Loren e nel suo discorso di ringraziamento menzionò persino alcuni versi del poeta Dante.

I ringraziamenti più lunghi e più corti della storia: nel 1943 Greer Garson passò alla storia non solo per aver vinto il premio “migliore attrice protagonista” per la pellicola “La signora Miniver”, ma anche per la lunghezza del discorso di ringraziamento, dato che l’attrice parlò per più di 5 minuti. Non è dunque un caso che dopo l’episodio, l’Academy decise di introdurre un limite di 45 secondi ai discorsi sul palco. E i ringraziamenti più corti? Nel 1968 Alfred Hitchcock ritirò sul palco il premio alla memoria del produttore ‘Irving G. Thalberg’ e si limitò ad un veloce “Thank you”.

Marlon Brando rifiuta il premio: nel 1973 Marlon Brando vinse la statuetta per “miglior attore protagonista” per il kolossal “Il Padrino”, ma fu il primo attore a rifiutare il premio. Non si presentò alla cerimonia, ma delegò al ritiro l’attivista nativa americana Sacheen Littlefeather, che rifiutò a nome dell’attore il premio specificando che Marlon Brando non condivideva il trattamento riservato dall’industria cinematografica alle comunità native americane.

I premi al femminile: il percorso per vincere una statuetta è stato molto più complesso e pieno di ostacoli per le donne nell’industria cinematografica, in tutti i ruoli. Tuttavia, alcune di loro sono riuscite comunque a segnare la storia degli Oscar con le loro vittorie e i riconoscimenti ricevuti, sebbene la strada per i pari diritti in questo settore sia ancora lunga. Alcuni esempi: nel 2002 il premio come “migliore attrice” fu consegnato ad Halle Berry per il film “Monster’s Ball” che l’ha resa la prima donna nera a vincere nella categoria; nel 2010 Kathryn Bigelow è passata alla storia come la prima donna a vincere il premio “migliore regista” per il film “The Hurt Locker” e solo l’anno scorso Michelle Yeoh ha vinto il premio Oscar per “migliore attrice” nel film “Everything everywhere all at once” diventando la prima attrice asiatica ad ottenere la tanto ambita statuetta.

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