Aveva 75 anni, dal 2011 era tornata definitivamente in libertà
Roma, 4 mar. (askanews) – L’ex terrorista ed appartenente alle Brigate rosse, Barbara Balzerani, è morta oggi a Roma, al termine di una lunga malattia. Dal 2011 era tornata definitivamente in libertà.
Dal giorno del suo arresto, nel mezzo del 1985, fino alla concessione della libertà vigilata nel 2006 mentre infuriava l’inchiesta Calciopoli, non si è mai pentita per il coinvolgimento con le Brigate rosse, la partecipazione ad azioni eversive. Questo dato viene ripetuto dai familiari delle vittime degli anni di piombo e dagli inquirenti dell’epoca che non dimenticano “l’importante ruolo svolto dalle donne nell’organizzazione che stava facendo crollare l’Italia”, come dice un ex pubblico ministero che per tanti anni si è confrontato con indagini e processi e che oggi vuole rimanere anonimo. “Perché quella guerra è finita”, aggiunge.
Barbara Balzerani aveva 75 anni. Il ruolo svolto nel sequestro e nell’uccisione del segretario della Democrazia cristiana, Aldo Moro, ne contrassegnò senza dubbio il percorso. Il suo nome di battaglia, allora, era ‘Sara’ e con quello prese parte, nel 1981, anche al sequestro del generale americano James Lee Dozier. Dopo l’arresto, in carcere, assunse il ruolo di sostanziale portavoce dell’organizzazione. Così rivendicò l’omicidio dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti.
Gli archivi ricordano che nel ’93 la Balzerani, in un’intervista, ammise di provare “un profondo rammarico per quanti sono stati colpiti nei loro affetti a causa di quegli avvenimenti e che continuano a sentirsi offesi ad ogni apparizione pubblica di chi, come me, se ne è reso e dichiarato responsabile”. Conclusa o quasi la detenzione era diventata scrittrice. Nell’ultimo testo scritto, nel 2020, ‘Lettera a mio padre’, si legge: “Mi chiedevi dove avessi fallito con me. Come fosse stato possibile che non mi avessi fermata in tempo. Ti dicevo che non avevi colpe. Che non avresti potuto fare nulla”.