Approvata adozione status di società benefit e nuovo meccanismo voto cda
Milano, 4 mar. (askanews) – L’assemblea di Masi Agricola riunitasi nella Tenuta Serego Alighieri nel Veronese, ha approvato, con una partecipazione di oltre il 94,756% del capitale, il progetto “Masi green governance” presentato dal consiglio di amministrazione il 16 febbraio scorso per “l’implementazione di un sistema di governance più efficiente e in linea con i migliori standard internazionali”, spiega l’azienda storica della Valpolicella.
Con l’84,748% del capitale (89,439% delle azioni rappresentate in assemblea), è stata approvata l’adozione dello status di società benefit e la modifica dell’articolo 3 dello statuto al fine di integrare l’oggetto sociale con ulteriori attività aventi finalità di beneficio comune. Con una maggioranza lievemente inferiore (l’84,385% del capitale pari all’89,055% delle azioni rappresentate), è stato adottato il modello di amministrazione e controllo monistico. Con la stessa percentuale sociale è passata la modifica del meccanismo di voto per la nomina del consiglio di amministrazione che consiste in un sistema di voto basato, non sulla presentazione di liste bloccate, bensì sulla presentazione, da parte dei soci che, da soli o insieme ad altri azionisti, siano complessivamente titolari di azioni rappresentanti almeno il 7,5% o del consiglio di amministrazione uscente – di proposte di candidati, su ciascuna delle quali – ossia su ogni singolo candidato proposto – l’assemblea procede a esprimere il proprio voto.
Infine l’84,385% del capitale ha detto sì ad alcune modifiche statutarie nell’ottica di ottimizzare e razionalizzare talune regole organizzative e di funzionamento della società, nonché al fine di recepire alcune indicazioni fornite da Borsa italiana.
Le modifiche approvate dall’assemblea arrivano mentre prosegue lo scontro con la Red Circle di Renzo Rosso che possiede il 10% del capitale di Masi Agricola. La maggioranza è invece nelle mani dei fratelli Sandro, Bruno e Mario Boscaini, che detengono una quota del 24,49% ciascuno (il 7,56% è in mano a Fondazione Enpaia e l’8,96% sul mercato).