Circa tremila persone secondo prime stime
Roma, 1 mar. (askanews) – Una grande folla, circa tremila persone secondo i primi tentativi di conteggi sui social, è confluita oggi nella periferia sud-orientale di Mosca per l’ultimo saluto ad Aleksey Navalny, l’oppositore morto in una colonia penale nell’Artico russo il 16 febbraio, noncurante dell’ampio dispositivo di polizia e dei moniti risuonati ancora oggi dal Cremlino. “Quanti parteciperanno a manifestazioni non autorizzate” dovranno risponderne in base alla legge, ha dichiarato il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov. Recarsi presso la chiesa dell’icona della Madonna “allevia le mie pene”, nel quartiere di Maryno, per la cerimonia funebre non era vietato. E neppure andare al cimitero Borisov, un paio di chilometri più in là, dove la bara di Navalny è stata calata nella tomba mentre veniva suonata My Way di Frank Sinatra seguita dalla sigla finale di Terminator 2, film molto amato dall’avvocato-blogger diventato faro del fronte anti-Putin in Russia.
Ma la gente incolonnata tra due transenne dalla metropolitana alla chiesa e assiepata lungo il percorso tra chiesa e cimitero – due chilometri e mezzo – si è messa a scandire il nome dell’oppositore, ha gettato fiori al passaggio del carro funebre, si è lanciata in cori via via più coraggiosi: “non perdoneremo!”, “l’amore è più forte della morte!”. Qualcuno ha osato “la Russia sarà libera”. E anche “Russia senza Putin”, qualche isolato “no alla guerra” che potrebbe avere serie conseguenze una volta terminato il commiato. Anche il famoso motto di Navalny “Non aveva paura, noi non abbiamo paura” si è levato più volte dalla colonna in marcia dalla chiesa al cimitero.
I più non sono riusciti a entrare in chiesa e nemmeno al cimitero, dove però i cancelli non sono stati sbarrati alle 17 come era stato annunciato e la gente ha continuato ad avvicinarsi alla tomba dopo l’orario di chiusura. Non sono stati ammessi alla cerimonia funebre i diplomatici arrivati a Maryno, tra questi l’ambasciatore americano in Russia Lynne Tracy, l’ambasciatore tedesco Alexander Graf Lambsdorff, l’ambasciatore francese Pierre Levy, oltre all’incaricato d’affari italiano Pietro Sferra Carini.
“Lyosha, grazie per 26 anni di assoluta felicità. Sì, anche per gli ultimi tre anni di felicità”, ha scritto sui social la vedova Yulia Navalnaya pochi minuti dopo la sepoltura, a cui lei non ha assistito, rischiando concretamente il carcere se rientra in Russia. “Non so come vivere senza di te, ma cercherò di renderti lassù felice per me e orgoglioso di me. Non so se riuscirò a sopportarlo oppure no, ma ci proverò”.
“Dormi tranquillo fratello, non ti preoccupare di nulla”, il messaggio del fratello Oleg.
Piccole azioni alla memoria sono state tenute in tante città della Russia. Da vedere quale sarà la reazione del potere una volta passato il picco della commozione e dell’attenzione mediatica.