Storico nome del teatrodanza, all’Auditorium Parco della Musica
Roma, 28 feb. (askanews) – Dal 15 al 17 marzo – con doppio spettacolo il 16 – arriva a Roma “Les Étoiles”, con quattro appuntamenti nella grande Sala S. Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, nel quadro della collaborazione tra Daniele Cipriani Entertainment e Fondazione Musica per Roma. In quell’occasione, accanto alle stelle già annunciate – Bakhtiyar Adamzhan, Sergio Bernal, Alessandro Frola, Claudia García Carriera, Dani Hernández, Isaac Hernández, Maia Makhateli, Roman Mejia, Tiler Peck, Giada Rossi, Daniil Simkin – e a un’étoile a sorpresa, ci sarà come ospite speciale il tedesco Lutz Forster, un nome storico del teatrodanza.
Nel corso di una carriera quasi cinquantennale, Lutz Forster ha danzato nella José Limón Dance Company (è stato un indimenticabile Iago ne La pavana del Moro, per un certo periodo anche condirettore della compagnia newyorkese), nonché per il regista Bob Wilson. Ha insegnato all’Università delle Arti di Folkwang e soprattutto è noto per la lunga e fertile collaborazione con Pina Bausch e il Tanztheater Wuppertal. Entratone a far parte, ha interpretato molti dei lavori più celebri di Bausch: da Kontakthof a Nelken, da Arien, Gebirge, Bandoneon, Danzon, a Iphigenie auf Tauris e Macbeth. Il sodalizio artistico è proseguito fino alla morte di lei nel 2009; nel 2013, Lutz ha preso le redini della compagnia e l’ha diretta fino al 2016.
Quale omaggio alla grande coreografa tedesca, di cui quest’anno ricorre il quindicesimo anniversario della scomparsa, sarà proprio uno di questi Stuck (“pezzi”), integrato nel celebre lavoro Nelken (1982) di Pina Bausch, che Lutz Forster offrirà al pubblico di Les Étoiles. Si tratta della personale versione di Forster, nella lingua dei segni, della canzone The Man I Love di George e Ira Gershwin, cantata da Sophie Tucker. Il “danzattore” verrà raggiunto in palcoscenico dagli altri protagonisti maschili del gala, a cui lui stesso insegnerà i “segni”. Il pezzo ha un profondo significato per Forster: “Ogni volta che lo eseguo”, ha confidato, “è come se sentissi, insieme alla voce ruvida della Tucker, anche quella del mio amato compagno Axel (morto di leucemia); è come se cantassero insieme”.
Il pubblico assisterà a un momento emozionante in cui ciò che nasce dal linguaggio dei segni dei non udenti diventa un’elegante coreografia. “Anche questa è danza, una danza meravigliosa”, ha detto il direttore artistico Daniele Cipriani. “Proprio perché priva di parola, la danza è in grado di ‘parlare’ a tutti. Come già in edizioni precedenti di Les Étoiles, tengo a sottolineare l’urgenza di affrontare il tema dell’inclusione che deve essere totale nella società del futuro che si va costruendo, passo dopo passo, ognuno con i propri mezzi, noi con l’arte della danza. Sarei felice se l’inserimento nel programma di un brano nella lingua dei segni potesse attirare anche una presenza di non udenti tra il pubblico: la voce dell’anima risuona più forte di qualsiasi parola o musica. La danza è per tutti”.