Dati del Digital Intensity Index sulla base del Report Istat imprese e Ict
Roma, 23 feb. (askanews) – Nel 2023, secondo i dati del Report Istat Imprese e Ict, il processo di digitalizzazione delle piccole e medie imprese italiane non è decollato: solo il 60,7% adotta almeno 4 attività su 12 che compongono il Digital Intensity Index, l’indice che misura l’utilizzo da parte delle imprese di 12 tecnologie digitali (solo per citarne alcune, quelle che hanno internet per almeno il 50% di persone occupate, che hanno un sito web, che usano pacchetti software per Enterprise Resource Planning, che usano il Customer Relationship Management, che vendono sul web oltre l’1% del totale fatturato e che vendono sul web business-to-consumer oltre il 10% di vendite web totali).
Tra gli indicatori maggiormente utilizzati nelle società con almeno 10 dipendenti, informa una nota, il cloud computing (61,4% rispetto ad una media Ue27 del 45,2%) e la fatturazione elettronica (97,5% contro un 38,6% Ue27), obbligatoria per legge. Il 47,9% delle attività utilizza un software gestionale, avvicinandosi al dato europeo (48,7%), ma solo il 13,6% condivide elettronicamente i dati con clienti e fornitori. Per molte attività anche l’adozione di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale rappresenta un problema per la mancanza di competenze (è un ostacolo per il 55,1%), ovvero di capitale umano in grado di gestire le tecnologie digitali di cui si sono dotate. Da questi dati emerge un quadro poco rassicurante: il cammino verso la digitalizzazione e l’adozione responsabile delle tecnologie, specialmente quelle più innovative, si presenta come una sfida assai complessa per la maggior parte delle pmi italiane.
“Il passaggio da una pmi analogica ad una realtà digitale e al passo con i tempi deve avvenire con una logica diversa da quella delle grandi aziende – spiega Federico Faloci – Co-Fondatore insieme a Danilo Di Corato di WaveMarketing, società di consulenza specializzata in strategie digitali per imprese, anche piccole – Ad un negozio di vicinato, infatti, la visibilità sui social network può essere utile per fare conoscere l’attività sul territorio, ma questa notorietà difficilmente si trasformerà in un’acquisizione di nuovi clienti. Un like su FB o l’elevato numero di follower su IG purtroppo non hanno nulla a che vedere con un aumento di vendite, fatturato e margini”.
Dunque, il processo di digitalizzazione è più che mai cruciale per le imprese, ma va ben oltre la mera conoscenza degli strumenti digitali. La vera chiave di volta risiede nella capacità di utilizzarli in modo produttivo.
“Il percorso di alfabetizzazione digitale di un’azienda è un processo lento che va fatto passo dopo passo – prosegue Faloci. “Come nel nostro caso, grazie ad un team interamente under 35, diamo sostegno al business di oltre 750 attività locali distribuite in più di 50 settori, facendo leva sulla qualità delle relazioni a lungo termine con i titolari delle piccole realtà di vicinato per accompagnarle, passo passo, nel processo di digitalizzazione, con strategie di marketing misurabili e, al tempo stesso, diverse per ciascuna categoria merceologica”.
In un mercato in continua crescita e sempre più esigente, l’approccio che combina l’esperienza pratica sul campo con un programma di formazione approfondito sta emergendo come un potente strumento nello sviluppo delle competenze dei giovani professionisti. Un recente studio condotto da Capterra, comparatore di software online, ha rivelato che ben il 95% degli intervistati, giovani in cerca di lavoro, considera cruciale che le aziende offrano programmi di formazione ai propri dipendenti.
“L’immersione lavorativa diretta unita a un percorso formativo intensivo sono molto efficaci nello sviluppo delle abilità lavorative dei giovani. Questa metodologia offre equilibrio tra l’energia dei nuovi collaboratori e l’esperienza più matura, attraverso un sistema di mentorship e responsabilità condivise. WaveMarketing ha infatti inaugurato una Academy interna di formazione continua con workshop, retreat aziendali e modalità retributive meritocratiche.” spiega Faloci. “Il settore del marketing e della vendita in cui operiamo richiede agilità e freschezza di idee e il nostro team, per la sua caratteristica anagrafica, risponde alla perfezione a queste esigenze. La giovane età in Wave non è una barriera ma un valore aggiunto, così come l’adattabilità, la capacità di iniziativa, la creatività, più che l’esperienza pregressa, inoltre, la predisposizione al lavoro di squadra e la condivisione dei valori aziendali, quali trasparenza e passione, caratterizzano il nostro approccio alla selezione del personale. Proprio in questa fase, vogliamo incontrare giovani talenti per posizioni che spaziano dal marketing operativo alla formazione, sia in sede che da remoto, e continuare così a costruire un team innovativo e competitivo” .