E +13% al consumo. Fatturato complessivo a 13,7 milioni di euro

Roma, 19 feb. (askanews) – Continuano a crescere Valtellina Casera e Bitto: in cinque anni le due Dop simbolo della Valtellina hanno messo a segno un +18,2% a valore alla produzione e un +13% a valore al consumo. Il fatturato dei due formaggi si attesta complessivamente a 13,7 milioni di euro, con un valore al consumo di 26,2 milioni. Sono i dati resi noti dal Consorzio di tutela, al quale aderiscono 165 tra allevatori, produttori e stagionatori, piccole e grandi aziende zootecniche, latterie di paese e moderni caseifici.

Brillante, in particolare, la performance della Valtellina Casera, il formaggio di latteria negli ultimi 5 anni ha avuto un vero e proprio boom, sia a volume (+10,2%) che a valore (+32%). La produzione oggi si attesta a 15.236 tonnellate per un valore di 11,8 milioni di euro (+2,3% sul 2022). Nell’ultimo anno cresce anche l’export, che sfiora il +3,4%.

“Le campagne di comunicazione, accompagnate da una crescente sinergia tra produttori e stakeholder del territorio, hanno portato i frutti sperati – commenta il presidente del Consorzio di Tutela Valtellina Casera e Bitto (CTCB), Marco Deghi – Agli eccellenti risultati raggiunti dal Valtellina Casera in termini di fatturato e di produttività si aggiungono quelli realizzati attraverso la campagna di valorizzazione del Bitto, a cui hanno aderito all’unanimità tutti i soci”.

“Un passo avanti che ha permesso un forte innalzamento della qualità delle oltre 12.430 forme marchiate con la Dop, superiori quest’anno di quasi 3 punti percentuali rispetto alla media qualitativa 2022. A questi si abbina una maggiore remunerazione del prodotto – aggiunge Deghi – Un formaggio eccellente, la cui produzione è in contrazione (-39% in cinque anni), per le difficoltà insite nella lavorazione e in parte per le difficoltà di passaggio generazionale”. A ciò si affiancano annate difficili come quella 2022, caratterizzate da una forte siccità, che ha influito negativamente sulla produzione in termini quantitativi.

Lo si può definire un formaggio eroico, che conta però sempre meno produttori (47 gli alpeggiatori, a fronte di 56 nel 2018). “Anche per questo, con il CTCB abbiamo attuato un programma di sostegno – prosegue Deghi – e continueremo a perseguire la strada della qualità che è l’unico strumento per continuare a far vivere la tradizione di questo formaggio di montagna unico. Strumenti chiave sono anche le iniziative di promozione per valorizzare il prodotto presso i consumatori”.

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