Siamo sotto media consumi Ue. Unionfood: prodotto controllato e sicuro
Milano, 18 feb. (askanews) – ll consumo di miele in Italia è per lo più circoscritto ad alcuni periodi dell’anno, come l’inverno, e a momenti specifici della giornata, la colazione prima fra tutte. E questo, chiaramente, si riflette nei consumi pro-capite, che per gli italiani si fermano a 500 grammi l’anno, secondo gli ultimi dati Ismea, al di sotto della media europea di 600 grammi e ben lontano dai livelli della Germania, prima per consumi in Europa, con 1,5 chili l’anno. Eppure le proprietà e le occasioni di consumo di un prodotto naturale come il miele sono numerose, oltre a una verità che spesso ai più è sconosciuta. Il gruppo miele e altri prodotti dell’alveare di Unione italiana food, che riunisce i confezionatori e gli importatori italiani di miele, ha raccontato, col supporto della ricerca scientifica, le proprietà che ancora non conosciamo dell’oro liquido, al di là del classico rimedio della nonna, latte caldo col miele, per la prima influenza di stagione.
Da sempre utilizzato nella medicina tradizionale, diversi studi ne hanno dimostrato le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, nonché il potere cicatrizzante delle ferite. Il suo basso contenuto di umidità, il perossido di idrogeno e l’acidità (pH medio di 3,9) sono attivi contro i microrganismi e forniscono al miele proprietà antibatteriche. Ancora, alcuni dati ottenuti in studi preclinici, sulle cellule in coltura in vitro, e clinici su piccoli gruppi di individui suggeriscono che il miele possa essere utile nel trattamento della tosse, e dei disturbi intestinali e digestivi. Infatti, studi condotti nel Dipartimento di genetica dell’Università di Pisa hanno dimostrato le proprietà antimicrobiche del miele. In particolare, i mieli più scuri e la “melata” sono particolarmente attivi contro alcuni batteri patogeni dell’uomo, come l’helicobacter pylori, che colonizza la mucosa dello stomaco provocando gastrite e ulcere, e lo stafilococco, responsabile di molte malattie della pelle come l’acne. Non solo. Come dimostrano i dati di mercato del gruppo miele di Unionfood, se da una parte c’è il mercato della gdo dove i vasetti di miele arrivano sugli scaffali per il largo consumo, dall’altro c’è l’industria, da quella farmaceutica a quella dolciaria a quella cosmetica, ambiti dove il miele è molto richiesto.
Accanto alla molteplicità delle proprietà, ci sono le varietà. E qui sarebbe più opportuno parlare di mieli e non genericamente di miele. In tutto il mondo sono oltre 300 i tipi e differiscono per colore, aroma e sapore a seconda della fonte vegetale in cui le api raccolgono il nettare. A livello organolettico, gli zuccheri rappresentano più del 95% della materia secca del miele e quindi sono le sostanze che ne determinano le proprietà fisiche quali viscosità, igroscopicità (la capacità di una sostanza di assorbire le molecole d’acqua presenti nell’ambiente circostante), stato fisico (liquido o cristallizzato). Glucosio e fruttosio costituiscono circa il 90% degli zuccheri totali ed hanno una duplice origine: in parte derivano dal nettare ed in parte dalla digestione del nettare operata dalle api.
A tal proposito, ricordano i confezionatori, se conservati correttamente, i mieli non scadono perchè sono sostanze poco (o niente affatto) umide e particolarmente acide, quindi, del tutto inospitali per batteri e muffe: non a caso alcuni ricercatori hanno trovato piccole quantità di miele ancora “commestibile” all’interno di tombe egizie. Altro elemento distintivo in particolare di alcuni mieli è la cristallizzazione che è un processo del tutto naturale: la consistenza del miele dipende dalla percentuale di zuccheri presenti, se contiene più glucosio (es. tarassaco, girasole, colza), la cristallizzazione è più veloce, se invece prevale il fruttosio, il miele tenderà a rimanere più liquido (es. acacia, castagno). La cristallizzazione dunque non è sinonimo di impurità, di presenza di zuccheri aggiunti.
Su questo i confezionatori tengono a sottolineare che “il miele è tra i prodotti alimentari di origine animale destinati al consumo umano tra i più controllati, sicuri e attenzionati sia da parte privata che da parte dei controlli pubblici per il duplice aspetto di autenticità e salubrità per la sicurezza alimentare. Si tratta di un valore aggiunto, poco percepito dal consumatore, che garantisce l’eccellenza di un miele puro e genuino”. “Una cosa è certa – afferma Giancarlo Quaglia, chairman del gruppo di lavoro tecnico della Federazione europea dei confezionatori e distributori di miele – solo i migliori mieli nazionali ed esteri vengono confezionati dalle industrie italiane, con controlli accurati che garantiscono prodotti di elevata qualità, indipendentemente dalla loro origine. Sono tanti, infatti, i parametri che le aziende devono rispettare perché un prodotto possa definirsi “miele” e scongiurare il rischio dell’adulterazione. Sempre più importanti, poi, sono i controlli a cui viene sottoposto il miele per assicurare l’assenza di sostanze estranee alla sua composizione. Perché il miele possa essere definito tale, infatti, non si può aggiungere altra sostanza o ingrediente”.