Alla luce delle ricerche condotte dall’Accademia. Si inaugura il 7
Roma, 5 feb. (askanews) – “La Villa Farnesina: una rilettura diacronica del palazzo e del suo comprensorio”, questo il titolo della mostra promossa dall’Accademia dei Lincei, a cura di Virginia Lapenta, che si inaugura il 7 febbraio alle 19 a Roma, a Via della Lungara 230 sede della Villa.
Le indagini diagnostiche e le ricerche effettuate in questi anni in Villa Farnesina a cura dell’Accademia Nazionale dei Lincei hanno offerto nuovi elementi per ricostruire le vicende della Villa Farnesina e una più dettagliata conoscenza degli interventi decorativi oggi scomparsi o occultati da scialbature o rivestimenti in stoffa che sta permettendo un recupero delle decorazioni non solo cinquecentesche, ma seicentesche ed ottocentesche permettendo così di offrire una nuova e più ampia fruizione della Villa unitamente allo studio dei pigmenti usati nei secoli.
Il nuovo allestimento al primo piano della Villa Farnesina – informa l’Accademia – comprende quattro sezioni. Nella prima sezione, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’École française di Roma e il Museo Nazionale Romano, dal titolo “Trastevere in età romana” si rileggerà il territorio dal Gianicolo fino al Tevere e cioè quell’area che fin dall’età repubblicana e per tutto l’impero è stata caratterizzata da una commistione di aspetti urbanistici. Dalla porta Septimiana, nel settore nord delle Mura Aureliane, il tratto cosiddetto “della Farnesina”, oggi visibile all’interno del giardino della Villa che costituisce uno dei pochi resti della cinta muraria ancora conservati sulla riva destra del Tevere, su un antico tracciato viario, la futura via Septimia, fino alla Villa romana della Farnesina, un complesso abitato dal tardo secolo I a.C., sulle sponde del Tevere e alle recenti strutture antiche ritrovate nel Giardino di Palazzo Corsini che erano utilizzate, molto probabilmente, per la cottura di materiali ceramici o per l’invetriatura di oggetti fittili, tutto questo anche in connessione con la funzione di irreggimentare le acque che provenivano dal Gianicolo.
Le altre due sezioni della mostra – proseguono i Lincei – intendono offrire una nuova e più ampia lettura diacronica del palazzo tra Ottocento e Novecento. Il percorso espositivo racconterà la storia della Villa nell’Ottocento quando abitata dal Duca di Ripalda conobbe un cambiamento nel suo rapporto con la città a seguito della costruzione dei muraglioni del Tevere. La sezione evidenzierà l’aspetto ottocentesco delle sale di Villa Farnesina mettendo l’accento sui dettagli e i particolari degli apparati decorativi approfondendo soprattutto le ornamentazioni pittoriche a finti tendaggi e i sughi d’erba appositamente concepiti a complemento dell’esistente decorazione a fresco rinascimentale. Una sala multimediale racconterà l’evoluzione delle decorazioni tessili parietali che dal Cinquecento all’età contemporanea, dagli arazzi ai corami e alla carta da parati hanno caratterizzato anche la Villa Farnesina come formidabili indicatori del benessere del proprietario. Un accento sarà dato infine anche alla città “intorno a Villa Farnesina”, con un focus su Palazzo Farnese e su Palazzo Corsini.
L’ultima sezione sarà dedicata ai lavori di restauro eseguiti negli Anni Trenta del Novecento quando la Villa Farnesina, ormai di proprietà dello Stato Italiano, fu scelta per farne sede della Reale Accademia d’Italia, istituzione voluta da Mussolini per la gestione della cultura italiana durante il suo governo in contrapposizione ai liberali Lincei. Nell’ambito del Secondo Convegno dei Soprintendenti all’Antichità e all’Arte del 1939 si programmò anche una “Mostra del Restauro” che si sarebbe tenuta successivamente nel 1940 di cui saranno esposti i pannelli che furono approntati. Il Secondo Convegno, l’istituzione dell’Istituto Centrale del Restauro e la Mostra del Restauro del 1940 costituiscono le basi di quella profonda riflessione teorica che unificò a livello nazionale le metodologie del restauro sulle opere d’arte e sui reperti archeologici superando il tradizionale concetto di restauro empirico fino ad allora condotto. La sezione si concluderà con i più recenti risultati delle analisi condotte di tipo diagnostico e non invasivo sui materiali pittorici della Logge “raffaellesche” per comprendere, nella convinzione che scienza ed arte sono indissolubilmente legate, la tecnica esecutiva di Raffaello e della sua bottega ed i pigmenti da lui scelti per la realizzazione degli affreschi.
Il percorso si conclude con la quarta sezione dedicata a “Il Trittico dell’ingegno italiano”, la serie di iniziative con le quali i Lincei hanno inteso celebrare in un percorso unitario i centenari di Leonardo (2019), Raffaello (2020) e Dante (2021). (Info: www.villafarnesina.it e www.lincei.it)