Prime votazioni da ripristino dekka sovranità territoriale

Roma, 3 feb. (askanews) – Il 7 febbraio, con oltre 85mila osservatori, 790 dei quali provenienti dall’estero (80 dell’Osce), si apriranno i seggi delle elezioni presidenziali anticipate dell’Azerbaigian, convocate dal presidente in carica Ilham Aliyev che punta al suo quinto mandato, obiettivo che sembra abbastanza scontato nonostante i sei rivali che gli contendono il posto.

Il voto della prossima settimana “segna la fine di un’era” e l’inizio di una nuova, secondo il capo di stato uscente e si presenta nel segno del numero 7 (convocate il 7 dicembre 2023, per il 7 febbraio 2024, per altri sette anni di mandato e con sette candidati), saranno infatti le prime a svolgersi dopo quella che Aliyev ha definito “il pieno ripristino della sovranità” territoriale del Paese, dopo la riconquista dei territori contesi del Nagorno Karabakh a settembre 2023.

E mentre i dibattiti politici si consumano con poco interesse da parte della maggioranza dell’elettorato e senza la mancanza di una vera proposta alternativa ad Aliyev, che viene elogiato anche dagli altri candidati per i risultati raggiunti, in particolare per la riconquista del Karabakh, i due principali partiti d’opposizione, fuori dal Parlamento e dalla vita politica ufficiale del Paese perché da tempo boicottano le elezioni, non hanno presentato alcun candidato. Il Fronte popolare dell’Azerbaigian ha chiesto di non andare a votare alle presidenziali, definite una farsa, mentre il Musavat ha contestato la mancanza di elezioni libere e l’arresto di giornalisti e attivisti politici.

L’elezione del presidente dell’Azerbaigian avviene in forma diretta: 6 milioni 320.500 aventi diritto saranno chiamati al voto in 6.319 seggi a cui si aggiungono 49 seggi all’estero in 37 Paesi. La Commissione elettorale centrale ha annunciato che le urne si apriranno alle 8:00 di mercoledì prossimo per chiudere alle 19:00 (rispettivamente le 5:00 e le 16:00 in Italia).

Oltre ad Aliyev, dato per assoluto favorito al primo turno per un quinto mandato di sette anni, hanno presentato la loro candidatura in 16 ma soltanto sei sono state approvate dalla Cec.

“A settembre abbiamo chiuso un’era, con un evento epocale. Credo che non ci sia stata una vittoria simile nei cento anni di storia dell’Azerbaigian – ha dichiarato Aliyev in un’intervista rilasciata dopo l’annuncio delle elezioni anticipate e della sua candidatura – Le elezioni presidenziali dovrebbero sancire l’inizio di questa nuova era”. L’autoproclamata repubblica separatista del Nagorno Karabakh ha annunciato il 28 settembre 2023 la sua dissoluzione a partire dal 1 gennaio 2024, dopo l’offensiva armata dell’Azerbaigian, tappa fondamentale della travagliata storia dell’area su cui ancora, però, non è stato firmato un accordo di pace definitivo, anche se le due parti parlano di progressi.

La seconda ragione per la convocazione di un voto anticipato, ha spiegato il presidente azerbaigiano, è “che per la prima volta nella nostra vita di Paese indipendente, un’elezione si svolgerà in ogni angolo della nostra nazione” e “quindi ho pensato che le prime votazioni dovessero essere le più importanti, le presidenziali”. Infine, ha spiegato ancora Aliyev, “il mio ruolo da presidente ha superato i 20 anni” e quindi “un voto dopo 20 anni rappresenta la giustificazione di un tale periodo cronologico”.

Tra i “rivali” di Aliyev, candidato del Partito Nuovo Azerbaigian, non si annovera nessuna donna, come ha sottolineato la stessa Commissione elettorale centrale. I sei uomini che si sono presentati ma che non hanno chance di conquistare percentuali di riguardo nel voto del 7 febbraio, sono Fazil Mustafa, candidato dei liberali del Grande Ordine, Elsad Musayev, del partito Grande Azerbaigian, all’opposizione in Parlamento insieme al Fronte popolare, il cui presidente Gudrat Hasanguliyev ha deciso di candidarsi, il socialdemocratico del Fronte nazionale Razi Nurullaev e gli indipendenti Zahid Oruj e Fuad Aliyev.

Al centro della campagna elettorale, che si chiuderà 24 ore prima dell’apertura dei seggi, la crescita economica del Paese, legata attualmente principalmente agli idrocarburi (il settore appresenta circa il 90% delle esportazioni del paese e il 30-50% del suo Pil), e il consolidamento dell’integrità territoriale con la ricostruzione dei territori liberati.

La popolarità di Aliyev è aumentata vertiginosamente dopo il successo dell’operazione per riprendere il controllo del Nagorno Karabakh e circa il 75% della popolazione ha approvato la gestione del conflitto da parte di Aliyev, secondo i media azerbaigiani. Inoltre, la politica economica degli ultimi 20 anni, che ha puntato sia sugli idrocarburi sia sulla diversificazione, ha portato una ricchezza significativa e aumentato il tenore di vita della popolazione.

Con un Pil a +3% e +2,6%, rispettivamente per il 2023 e 2024, l’Azerbaigian si presenta come un partner affidabile per l’Europa e per l’Italia e i rapporti con l’Occidente potranno spingere ulteriormente la crescita dell’economia. Il Memorandum of Understanding siglato con l’Unione Europea (che prevede di raddoppiare le esportazioni di gas dall’Azerbaigian verso l’Europa entro il 2027 e attraverso il Tap da 11 a 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno), e la possibile azione riformatrice del governo a sostegno del settore non-oil, infatti, potrebbero essere un traino per l’ulteriore sviluppo del Paese caucasico.

(di Daniela Mogavero)

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