Con l’ordinanza n.35892 del 2023, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio secondo cui la distribuzione extracontabile degli utili dovrebbe essere tassata in misura piena.

Una conclusione però che non convince del tutto. Sembra infatti, che la Suprema Corte abbia erroneamente interpretato la legge fiscale e la sua conclusione manchi di adeguato supporto di diritto.

“In molti hanno enfatizzato la specificità e l’esclusività dell’art. 47 del TUIR, notando come questa norma abbia lo scopo di regolare in modo esaustivo la tassazione degli utili distribuiti da società soggette all’IRES. Tale disposizione – spiega Alfredo Accolla, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – con la sua struttura dettagliata e le specifiche esclusioni e inclusioni, impedisce l’ingerenza di altre norme nella determinazione della tassazione degli utili provenienti dalla partecipazione al capitale o al patrimonio delle società”.

Si fa poi riferimento all’art. 44, comma 1, lett. e), indicando che, sebbene prospetti la fattispecie imponibile, la sua determinazione è demandata all’art. 47, comma 1, rafforzando l’argomento che quest’ultimo è una norma esaustiva e autonoma.

“Inoltre, l’interpretazione della Cassazione – prosegue Accolla – non tiene conto della particolare struttura dell’art. 47 TUIR, che mira a bilanciare l’obbligazione tributaria nell’ambito dell’imposta sulle società e rappresenta un chiaro segnale della sua esclusività, indicando che gli utili distribuiti sono integralmente inclusi nel reddito imponibile, confermando la sua natura di fattispecie ad assetto legislativo esclusivo e onnicomprensivo”.

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