Montobbio: il nostro vino si beve oggi in oltre 100 Paesi nel mondo
Milano, 26 gen. (askanews) – Il Gavi festeggia quest’anno i 50 anni dal riconoscimento della Doc: era infatti il 1974 quando il Cortese di Gavi veniva annoverato tra le Denominazioni di origine controllata. “E’ un anniversario importante, un traguardo storico che premia il lungo percorso, l’impegno e la dedizione dei produttori che insieme hanno costruito la reputazione di un vino oggi presente in oltre 100 Paesi nel mondo” ha commentato Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio Tutela del Gavi che dal 1993 vigila sulla Denominazione divenuta Docg cinque anni più tardi, nel 1998.
Gli oltre 1.600 ettari di Cortese compresi negli undici Comuni della provincia di Alessandria costituiscono l’enclave quasi totale della produzione nazionale di Cortese, vitigno che in questo territorio, l’angolo più orientale del Sud del Piemonte al confine con la Liguria, ha trovato la sua massima espressione: il Gavi, Cortese in purezza. Dalla sua nascita, la Denominazione ha conosciuto una crescita costante, in particolare negli ultimi 20 anni: +58% di superficie vitata (allora gli ettari erano 1.021), +75% di bottiglie prodotte, da 8 a 14 milioni, con oltre l’85% della produzione destinata all’export.
Nel 2023 il Gavi ha venduto complessivamente oltre 14 milioni di bottiglie. “Il mercato sta premiando i vini bianchi e questo ci consente di performare bene nonostante la contrazione dei consumi e l’aumento delle accise nel nostro primo mercato (UK)” ha proseguito Montobbio, spiegando che “quest’anno, a livello consortile, continueremo a realizzare attività orientate al consolidamento del valore del Gavi nei mercati in cui siamo già presenti, proseguendo i progetti di promozione nazionale e internazionale già avviati lo scorso anno”.
Nell’ottica della sostenibilità e per far fronte al cambiamento climatico, il Consorzio, che conta 180 soci per un fatturato totale di circa 65 milioni di euro, ha avviato un progetto di analisi agronomica e meteorologica con lo scopo di improntare la viticoltura ad un’agricoltura di precisione, attraverso la realizzazione di una rete di stazioni meteo per raccogliere dati sull’ambiente di coltivazione, conoscerne meglio le caratteristiche e monitorare l’andamento climatico. “Il vitigno Cortese, anche nel corso dell’ultima vendemmia così come in quella precedente, ha dimostrato una eccezionale capacità di adattamento – ha sottolineato l’agrotecnico del Consorzio, Davide Ferrarese – come se l’insediamento secolare di questo vitigno nella zona avesse fornito all’uva la memoria genetica per affrontare anche situazioni estreme”.