La Nazionale del 2006 al Cagliari di ieri e oggi, Abodi e Malagò

Roma, 24 gen. (askanews) – Erano in trentamila all’esterno della basilica della Bonaria a Cagliari per l’ultimo saluto a Gigi Riva, stella del Cagliari e della Nazionale scomparso ieri all’età di 79 anni. Non a caso sul feretro due maglie numero 11 da bomber di razza, quella del suo Cagliari e della sua Nazionale. C’era il ministro dello sport Andrea Abodi, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il sindaco Paolo Truzzu, c’era il Cagliari di oggi con l’allenatore Claudio Ranieri e il presidente Tommaso Giulini, e quello che vinse lo scudetto nel 1970. C’era Gianfranco Zola, Gianluigi Buffon e tutta la delegazione dell’Italia campione del mondo del 2006 della quale Gigi Riva era Team Manager e che hanno retto il feretro all’uscita della Chiesa, parenti, la famiglia, ma soprattutto la sua terra, la Sardegna, racchiusasi in un unico grande abbraccio e pronta a salutarlo per l’ultima volta prima di omaggiarlo nel cimitero monumentale del capoluogo sardo dove Riva sarà seppellito con una cerimonia strettamente privata, riservata quindi ai familiari.

A officiare il rito funebre l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi: “Lo sport è come la vita – ha detto – è arte e disciplina, estro e fatica. Si compete sempre per conquistare qualcosa per sé stessi, ma in una passione collettiva e condivisa. Lo sport è gioia. Porta a dare il meglio di sé, nella perseveranza, lealtà, coraggio e amicizia. Aiuta a vivere in mondo armonioso. In questi giorni abbiamo celebrato tutto questo in Gigi Riva, ma anche e soprattutto altro. Abbiamo ricordato i meriti dello sportivo e ammirato la grandezza dell’uomo, la sua generosità e riservatezza, profondità di amore e dolore, passione e malinconia, mai gridata, che si lasciava leggere con schiettezza ma mai possedere”. “Non sorprende la presenza di tanti ammiratori e amici, e del popolo di Cagliari e di Sardegna, la dimora accogliente lungo la sua vita – ha proseguito l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi -. Riva ha trovato in questo popolo calore e rispetto, qui ha voluto condividere il suo cammino e l’odore del mare. Si è sentito parte di questo popolo che lo ha acollto come un figlio prediletto, e lo ha amato con devozione e rispetto. Adesso il cuore di Cagliari è qui e lo saluta”. “Molte sono le immagini di questi giorni, l’eleganza della corsa di Gigi Riva, la bellezza e la potenza del gesto. E poi quell’esultanza, spontanea a braccia alzate guardando al cielo, come tutti da bambini. Corri di nuovo, caro Gigi, e alza di nuovo le tue braccia al cielo” ha concluso monsignor Baturi. Commosse le parole del figlio Gigi: “Il ringraziamento più grande è per tutti coloro che hanno partecipato alla camera ardente, siete stati tantissimi. Abbiamo cercato di stringere la mano ad ognuno di voi. Anziani e bambini, ci dicevano ‘è stato un grande uomo’ e non ‘è stato un grande calciatore’. Le persone piangevano col cuore, facevano le condoglianze a noi, ma a me veniva da farle a loro. Non è andato via solo mio papà o un nonno, ma un familiare di tutti, di una persona a cui i sardi volevano bene. Questa era la sua gente, quella che a 18 anni gli ha dato una famiglia, qualcosa che lui aveva perso. Voglio ringraziarvi tutti per averlo accolto, per avergli voluto bene. Lui ha ricambiato l’affetto per tutti voi, per la Sardegna e per tutti gli italiani, la maglia della Nazionale ce l’aveva nel cuore”.

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