Chi non ha completato i lavori entro il 31 dicembre non deve restituire le somme
Milano, 29 dic. (askanews) – Il superbonus al 110% resta per le famiglie con Isee basso (15.000 euro per un single), che potranno proseguire e concludere i lavori di ristrutturazione nel 2024. I nuclei con Isee più alto potranno proseguire i lavori il prossimo anno ma con lo sgravio fiscale ridotto al 70% (come previsto a legislazione vigente). Viene poi introdotta una sanatoria che mette in sicurezza coloro che non hanno completato i lavori al 31 dicembre 2023: non dovranno restituire le somme già ottenute usufruendo del 110% per i lavori già effettuati ma, appunto, non completati. Le misure, frutto dell’accordo di maggioranza raggiunto nel vertice di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi, sono contenute in un decreto legge ad hoc che è ora all’esame del Consiglio dei Ministri.Il Consiglio dei ministri, sottolineano fonti di Palazzo Chigi dopo la riunione del Consiglio dei ministri, “ha approvato alcuni interventi in materia di bonus edilizi, riportando la relativa disciplina al buonsenso e alle sue corrette finalità: non è prevista nessuna proroga, ma si incentivano i lavori limitando usi impropri e storture”. In particolare, si è intervenuti sul superbonus, sul sismabonus e sugli incentivi per l’abbattimento delle barriere architettoniche.Per quanto riguarda il Superbonus, in particolare, sarà riconosciuto il credito d’imposta per tutti i lavori realizzati e asseverati al 31 dicembre 2023; per le opere ancora da effettuare si è confermato il bonus al 70%. Ai singoli soggetti con Isee inferiore a 15mila euro sensibilmente aumentato in base ai componenti del nucleo familiare, si garantisce il credito del 110% anche per la quota di lavori non asseverati al 31 dicembre.”In buona sostanza – proseguono le stesse fonti – chi non ha concluso i lavori entro l’anno non si troverà nella grave condizione di dover restituire tutti i crediti fino a quel momento maturati. In secondo luogo, per i lavori non conclusi al 31 dicembre e per compensare la quota che scenderà dal 110 al 70%, lo Stato interverrà utilizzando il fondo povertà con riserva di aumentarne la capienza durante l’esercizio finanziario. In questo modo le fasce meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza”. Arriva anche una stretta per l’utilizzo improprio del sismabonus. Si esclude la cessione del credito nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione in zone sismiche per le quali non sia stato richiesto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore del decreto legge. Vengono quindi inserite verifiche più puntali per limitare l’agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici.