Mix di vecchie ruggini (con Lapid) e nuove strizzate d’occhio
Milano, 28 dic. (askanews) – Russia e Israele sono unite dalla “lotta contro il nazismo”. Così il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che dice di dubitare della “teoria del complotto” secondo cui la leadership israeliana di Benjamin Netanyahu sapeva in anticipo dei piani di Hamas per un attacco il 7 ottobre, ma non ha intrapreso azioni preventive per consentire l’escalation del conflitto israelo-palestinese. Il tutto in una risposta più complessa, dove Lavrov ha prodotto alcuni assist a favore del Likud al governo in Israele e ha fatto capire chiaramente di preferire Netanyahu – che “non si è permesso” certe dichiarazioni nei suoi confronti – a differenza del precedente esecutivo israeliano Bennett-Lapid. Un mix di vecchie ruggini e nuove strizzate d’occhio.
E dire che era piaciuto eccome a Mosca un precedente articolo del giornalista investigativo americano e premio Pulitzer Seymour Hersh – e ripreso anche da Times – , che ipotizzava che dietro la fuga di gas dal Nord Stream ci sarebbe stato un sabotaggio “orchestrato dagli Stati Uniti”. Ora invece che il reporter pluripremiato afferma che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, avrebbe addirittura saputo in anticipo dell’attacco di Hamas al territorio israeliano, Lavrov lo liquida come portatore di “teoria del complotto”.
“Non posso ammettere, se questo è vero, che non siano state prese precauzioni o misure preventive. Tanto più, sapendo quanto l’esercito israeliano, le forze di sicurezza israeliane sanno come fare e sono sempre pronte a effettuare attacchi preventivi”, ha detto Lavrov in un’intervista a Ria Novosti e al canale televisivo Rossiya 24 trasmessa in diretta.
Lavrov ha poi fatto un parallelismo tra la guerra della Russia in Ucraina, e quella di Israele contro Hamas: “Netanyahu ha annunciato che Hamas deve essere distrutto come forza militare”, ha detto. Per poi aggiungere: “Ha anche detto che l’estremismo a Gaza deve essere completamente distrutto, questa sembra una denazificazione”, ha sostenuto Lavrov usando la stessa parola adoperata da Mosca per giustificare l’invasione dell’Ucraina. “Il fatto è che Benjamin Netanyahu, nonostante numerose dichiarazioni critiche da tutto il mondo e nonostante si trovi in una situazione grave, non si permette fare alcuna dichiarazione riguardo alla Russia”, ha sottolineato Lavrov.
Il ministro ha ricordato che il premier israeliano ha avuto due volte una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin e che gli israeliani, come gli egiziani, hanno aiutato Mosca a evacuare i cittadini russi dalla Striscia di Gaza. “Dobbiamo quindi stare molto attenti alla nostra storia comune con Israele e, soprattutto, alla storia della lotta contro il nazismo. Questa è la cosa principale che ci unisce storicamente”, ha sostenuto oggi.
Lavrov non ha poi mancato di notare che un altro politico israeliano Yair Lapid si è “permesso” commenti “all’inizio della Operazione militare speciale” ovvero l’invasione russa dell’Ucraina, che Netanyahu “non si è permesso”. “Lapid, prima ancora ministro degli Esteri, ha reagito all’inizio della nostra operazione militare speciale in modo sorprendente: ‘Come osa la Russia usare la forza contro la popolazione civile?’. È stato disonesto e ne abbiamo parlato con lui”, ha dichiarato Lavrov.
Lavrov ha detto di essersi “meravigliato” davanti alla reazione del precedente governo israeliano all’inizio della invasione russa dell’Ucraina, in quello che appare come un altro assist del capo della diplomazia di Mosca a Netanyahu. Lapid dal 2021 al 2022 è stato vice primo ministro e ministro degli esteri nel governo Bennett-Lapid. Lapid aveva definito “imperdonabili e scandalose” le dichiarazioni che il suo omologo russo Lavrov aveva rilasciato in merito agli ebrei in un’intervista alla televisione italiana (Rete 4, Mediaset) all’inizio del conflitto in Ucraina e aveva chiesto le scuse delle autorità russe. I commenti erano sulle radici ebraiche del presidente ucraino Zelensky (e quelle presunte dal ministro di Adolf Hitler) e sull’antisemitismo in generale. Questi ultimi furono aspramente criticati dalla comunità ebraica di Roma.
“Hitler non era ebreo e gli ebrei non si suicidarono durante l’Olocausto”, aveva replicato Lapid a Lavrov. “La forma più bassa di razzismo contro gli ebrei è accusare gli stessi ebrei di antisemitismo”, aveva aggiunto. Anche l’allora primo ministro israeliano Naftali Bennett aveva replicato: “L’uso dell’Olocausto del popolo ebraico come strumento di attacchi politici deve essere fermato immediatamente”, aveva fatto sapere attraverso il suo portavoce. Il servizio stampa del Ministero degli Esteri israeliano aveva anche convocato l’ambasciatore russo Anatoly Viktorov per un incontro con il vicedirettore generale del Ministero degli Esteri israeliano per chiarimenti in relazione al passaggio dell’intervista di Lavrov a rete 4.
(Di Cristina Giuliano)