Presentato Annuario 2022, regioni contribuiscono in misura divera
Roma, 20 dic. (askanews) – Il sistema agroalimentare italiano si conferma un settore cardine dell’economia, con un fatturato di circa 621 miliardi di euro, circa 15% del fatturato globale dell’economia nazionale, grazie alle buone performance di agricoltura, dell’industria alimentare e delle bevande (40% del totale). Tuttavia, le singole Regioni italiane contribuiscono in misura differente al risultato, con tre Regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) che producono oltre il 42% del valore totale e altre tre (Campania, Lazio e Piemonte) che insieme sommano un ulteriore 22%. Rilevanti le differenze a livello regionale anche rispetto alla sua composizione: l’industria alimentare e delle bevande gioca un ruolo maggiore al Nord, agricoltura e sistema distributivo rivestono un peso più significativo al Sud.
E’ la fotografia del comparto fatta dall’Annuario dell’Agricoltura italiana 2022 e presentato oggi a Roma dal Commissario Straordinario del CREA Mario Pezzotti e dalla direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia Alessandra Pesce.
“Conoscere, comprendere ed interpretare, attraverso la ricerca, i processi evolutivi in agricoltura è indispensabile per supportare la sostenibilità e la competitività non solo del nostro agroalimentare, ma dell’intero Sistema Paese. E, in questo senso, l’Annuario del CREA che presentiamo oggi ne è senz’altro la sua migliore rappresentazione”, ha detto Pezzotti.
Sul fronte degli scambi con l’estero il 2022 segna un nuovo primato, sia per le importazioni, che raggiungono il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+29,3%), sia per le esportazioni, che si avvicinano alla soglia dei 60 miliardi di euro (+16%). Dinamiche fortemente influenzate dalla crescita dei prezzi internazionali; tuttavia, agli aumenti in valore si accompagnano spesso incrementi dei volumi scambiati, sebbene di minore intensità.
Da segnalare, anche in questo caso, le forti differenziazioni territoriali con le Regioni settentrionali che coprono più del 70% del totale nazionale dei flussi in entrambe le direzioni (import ed export), mentre l’area meridionale e insulare importa appena il 16,0% ed esporta il 18,6% dei prodotti agro-alimentari scambiati sui mercati esteri.