Chiedono aumento produzione di energia da fonti rinnovabili

Roma, 14 dic. (askanews) – La posizione degli italiani in merito al dibattito emerso dai lavori della COP28 di Dubai, durante la quale una ventina di Paesi hanno annunciato di voler triplicare la produzione di energia nucleare è chiara. No al nucleare da fissione (65%), sì al solare (81%) con la richiesta al Governo di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili (70%).

L’eolico offshore è valutato positivamente dal 90% degli intervistati con un aumento (+16%) di chi ritiene però fondamentale il rispetto della fauna marina (30%), delle rotte degli uccelli migratori (20%) e il sostegno all’economia locale (24%). Il 64% degli intervistati lo ritiene, in ogni caso, asset strategico per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e transizione energetica dell’Italia.

È quanto emerge, in estrema sintesi, dal 21° Rapporto “Gli italiani, le rinnovabili e la green & blue economy” con focus su “Il cambiamento climatico e le transizioni energetica, ecologica e digitale” realizzato dalla Fondazione UniVerde e da Noto Sondaggi, i cui dati sono stati divulgati ieri pomeriggio nel corso dell’evento “ReNew Energies: indipendenza energetica sostenibile” organizzato con la main partnership di Renexia e trasmesso in diretta streaming social e su Radio Radicale con collegamento dalla redazione romana dell’Agenzia di Stampa Italpress. Media partners dell’evento: Radio Radicale, Italpress, TeleAmbiente, Askanews, Canale Energia, Opera2030.

Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde: “I dati del 21° Rapporto confermano in modo chiarissimo il sostegno popolare alle rinnovabili, a partire dal solare e dall’eolico, e la netta bocciatura del nucleare. Le sfide per le transizioni energetica, ecologica e digitale sono evidenti per una fascia amplissima di cittadini, sempre più attenti alla crisi climatica in atto. In particolare, eolico offshore, che non consumi territorio e tuteli il mare, agrivoltaico e parchi agrisolari, che rispettino i terreni agricoli e coinvolgano gli agricoltori, sono viste tra le formule meno impattanti delle rinnovabili da realizzare. Il flop della COP28 sul phase out e la bocciatura dell’Italia sulle performance climatiche sono un campanello di allarme: rischiamo un caos climatico sempre più vicino. Secondo stimati osservatori internazionali, il nostro Paese è retrocesso di ben 15 posizioni, attestandosi al 44°, nella graduatoria per impegno nella lotta al cambiamento climatico. Raccogliamo l’appello degli italiani emerso dal Rapporto e lo rivolgiamo alle Istituzioni nazionali e locali, al mondo della finanza e alle imprese per una rapida uscita dalla stagione dei fossili e maggiori investimenti nelle rinnovabili, ma anche nella ricerca e nello sviluppo di altre fonti sostenibili che per l’Italia significano ridurre drasticamente i costi in bolletta e intraprendere virtuosamente la strada dell’indipendenza energetica”.

Riccardo Toto (Direttore Generale Renexia) in una nota ha dichiarato: “Per realizzare i grandi impianti eolici offshore, fondamentali per contribuire in maniera sensibile al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi europei in termini di decarbonizzazione, è necessario che ci sia una normativa in grado di sostenere un tale sviluppo. A nostro avviso il processo autorizzativo presenta strozzature nella fase successiva alla valutazione di impatto ambientale, nel momento in cui è necessario il coinvolgimento e il coordinamento degli enti locali per l’autorizzazione unica (AU). Per tale ragione, per evitare che i contingenti in asta vengano bloccati per progetti non effettivamente realizzabili, sarebbe necessario limitare l’accesso alle aste per le tariffe ai soli progetti che abbiano già ottenuto l’AU. Dal punto di vista finanziario bisognerebbe introdurre un tax credit, per riconoscere un beneficio fiscale a chi sta effettivamente investendo in tecnologia innovativa, per definizione caratterizzata da maggiori costi, come pure l’indicizzazione delle tariffe, per tenere conto della volatilità nel prezzo delle materie prime e dei tassi di interesse, capaci di incidere significativamente sulla sostenibilità finanziaria di progetti che possono richiedere anche molti anni per essere completati. Il nostro auspicio è che queste, e altre misure che Renexia ha proposto al MASE, possano essere recepite e inserite nel decreto ministeriale FER2 dedicato alle rinnovabili innovative”.

I dati del 21° Rapporto sono stati presentati da Antonio Noto (Direttore di Noto Sondaggi) con la partecipazione di Mauro Fabris (Responsabile relazioni istituzionali Renexia e Vicepresidente ANEV).

La nuova rilevazione vede l’82% degli italiani sicuro che il mercato dell’energia del futuro andrà verso le rinnovabili. Nel dettaglio, le fonti di energia su cui l’Italia, pensando al futuro, dovrebbe puntare sono in particolare: solare (81%, +4% rispetto al precedente Rapporto) ed eolico (58%) che sale fortemente nei consensi quando si parla di offshore.

Alquanto stabile il trend di chi ritiene il solare compatibile con l’ambiente (83%) e sicuro (77%) e dotarsi di un impianto fotovoltaico, con il 24%, resta l’intervento considerato prioritario dagli italiani per l’efficienza energetica delle proprie case, seguito da rivestimenti esterni con isolanti (14%), doppi vetri (10%), sistemi di risparmio per l’acqua (7%). Tuttavia, resta alta la percentuale (76%) di chi ritiene che passare al solare oggi sia dispendioso da sostenere e di chi lo ritiene ancora tecnicamente complesso (61%) e burocraticamente difficile (59%).

Se il solare si afferma sul mercato privato l’eolico, soprattutto l’offshore, è apprezzato e riconosciuto quale tecnologia capace di dare sicurezza energetica al Paese.

Secondo il giudizio degli italiani, sarebbe importante per l’Italia incentivare tale tecnologia (76%) e per incoraggiarne lo sviluppo si dovrebbe intervenire per velocizzare i tempi di autorizzazione (42%), aumentare i fondi a disposizione (39%), costituire una filiera locale e nazionale per la produzione dei componenti quali turbine etc. (32%), favorire la realizzazione degli impianti di grandi dimensioni (22%), investire nello sviluppo di infrastrutture portuali (18%).

Perde qualche punto la percentuale degli italiani che vorrebbe invece incentivare la ricerca e lo sviluppo nell’idrogeno per la transizione energetica (68%).

Un approccio olistico è possibile, anche grazie alle tante risorse disponibili, è quanto emerge dalle risposte degli alti funzionari istituzionali dei Ministeri coinvolti, intervistati da Agnese Cecchini (Direttrice responsabile di Canale Energia):

Federico Boschi (Capo Dipartimento Energia del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha riconosciuto che la tecnologia eolica offshore è importante da sviluppare e sarà molto rilevante nel prossimo decennio, evidenziando che il nuovo DL Energia, recentemente approvato, prevede investimenti sulle rinnovabili e sistemi di incentivazione. In particolare, il provvedimento introduce l’individuazione di due aree portuali per lo sviluppo di investimenti funzionali all’eolico galleggiante nelle aree del Mezzogiorno.

Riccardo Rigillo (Capo di Gabinetto del Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare) ha riconosciuto che dal 21° Rapporto traspare una maggiore consapevolezza, da parte dei cittadini, sui temi dell’energia e del cambiamento climatico e ciò rappresenta un segnale importante. Con riferimento all’eolico offshore, ha considerato matura e di primo livello la tecnologia italiana, e per questo importante da incentivare: a tal riguardo, ha ricordato che il compito del Comitato interministeriale per le politiche del mare (Cipom) è quello di facilitare le interazioni fra i vari ministeri partecipanti, in modo che si possano velocizzare le procedure.

Marco Lupo (Direttore Generale dell’Unità di Missione per il PNRR del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste) ha focalizzato la propria attenzione sull’applicazione del fotovoltaico in agricoltura, nella fattispecie i parchi agrisolari, riferendo che per il loro sviluppo il Ministero ha incrementato la dotazione finanziaria, attraverso la rimodulazione del PNRR, da 1,5 a oltre 2,3 miliardi di euro. Altre novità introdotte dall’ultimo bando ‘Parco Agrisolare’, risultato di grande attrattiva: il raddoppio della potenza installabile sui tetti di fabbricati rurali e della spesa ammissibile per accumulatori e dispositivi di ricarica, triplicando il target finale di potenza installabile da 375 MW a oltre 1,3 GW al 2026.

DATI DI SINTESI DEL FOCUS

L’87% degli italiani è preoccupato dagli effetti del cambiamento climatico e il 63% ritiene prioritario contenere l’aumento delle temperature entro i 2 gradi, anche se l’item testato sul campione registra una flessione di ben il 10% nelle ultime due rilevazioni. Nel contempo, si rileva inoltre una leggera crescita dello scetticismo intorno a questa necessità.

Il 64% ritiene che l’Italia raggiungerà l’obiettivo del 55% di energia da fonti rinnovabili ma, per circa la metà di essi, oltre il target fissato al 2030.

Il 68% schiaccerebbe sull’acceleratore per favorire la transizione #EcoDigital ma per il 43% a patto di aiutare imprese e famiglie ad adeguarsi a sistemi produttivi e stili di vita sostenibili.

Infine, in merito al nucleare, circa il 70% degli italiani dichiara di non conoscere la differenza tra fissione e fusione nucleare e, una volta spiegata, si affermano contrari all’energia nucleare da fissione (65%). Di questi, il 35% lascia aperta la porta alla ricerca e allo sviluppo della fusione per fornire un approvvigionamento energetico sostenibile.

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