L’economia di Pechino si raffredda, pesa crisi immobiliare
Roma, 9 dic. (askanews) – I prezzi al consumo della Cina sono scesi dello 0,5% anno su anno a novembre, il calo più forte in tre anni. Lo ha segnalato oggi l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino.
Si tratta di una performance più marcata di quella che avevano previsto gli osservatori internazionali, i quali prevedevano una deflazione non superiore allo 0,2%.
I prezzi alla produzione, molto influenzati dal costo delle materie prime, sono diminuiti del 3 per cento e sono rimasti in territorio negativo nell’ultimo anno.
I prezzi al consumo sono entrati in deflazione, con un effimero aumento in agosto, per poi iniziare la discesa di nuovo da ottobre.
La tendenza deflazionistica segnala un raffreddamento dell’economia, in un momento in cui la Cina sta affrontando una serie di pressioni che vanno dalla crisi di liquidità nel settore immobiliare, i dati dei consumi deboli e una ripresa che pare aver perso slancio dopo la fiammata avveuta con la fine della rigida politica Zero Covid.
I decisori politici cinesi hanno fissato per quest’anno un’obiettivo di crescita del Pil del 5%, la peggiore performance da decenni a questa parte.
Martedì l’agenzia di valutazioni finanzierie Moody’s ha emesso un avviso di downgrade sul rating creditizio della Cina, affermando che i costi per salvare i governi locali e le imprese statali e per controllare la crisi immobiliare peserebbero enormemente sull’economia.
Il ministero delle Finanze cinese ha definito la decisione dell’agenzia deludente, affermando che l’economia si riprenderà e che i rischi saranno controllabili.