In Puglia, Calabria e Sicilia raccolta soddisfacente

Roma, 29 nov. (askanews) – Produzione di olio di oliva italiano a 290mila tonnellate nel 2023, con un aumento del 20% rispetto allo scorso anno, ma inferiori del 17% rispetto alle 350mila tonnellate raggiunte in alcuni anni precedenti. Centro Nord e Sud hanno situazioni diverse. Sono i dati di Confagricoltura, resi noti nel corso della firma della intesa per il rilancio e la valorizzazione della filiera dell’olio extravergine di oliva made in Italy tra la stessa Confagricoltura e Unapol oggi a Palazzo della Valle.

L’Italia è il secondo produttore al mondo di olio di oliva dopo la Spagna, il primo consumatore, il primo importatore e il secondo esportatore con un ruolo da leadership a livello internazionale. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale, la Spagna il 45%. Insieme rappresentano anche la quasi totalità delle esportazioni mondiali (60% la Spagna e 20% l’Italia).

In Puglia, Calabria e Sicilia la raccolta può essere considerata abbastanza soddisfacente, anche se la prolungata siccità ha ridotto i quantitativi. Contenuti gli attacchi di fitopatie. Differenti le performance nel Centro Nord, dove si sono verificate numerose fitopatie, come la cecidomia in Liguria, la mosca dell’olivo in varie regioni e fenomeni di cascola in Lombardia e Veneto.

“Alcune regioni, come l’Umbria – spiega Walter Placida, presidente della Federazione Nazionale Olio di Confagricoltura – hanno investito nella filiera olivicola regionale con fondi dedicati. La Calabria ne sta discutendo in questi giorni, ma in generale è necessario attribuire adeguate risorse economiche, prestando attenzione alle tecnologie e ai nuovi impianti di uliveti ad alta densità che dovranno garantire produzioni capaci di soddisfare quantomeno la domanda interna”.

“Sul fronte del mercato – aggiunge Placida – gli operatori difendono le proprie posizioni. Il livello attuale dei prezzi dell’olio extravergine è adeguato al pregio di un prodotto che ha altissime proprietà salutistiche ed è il giusto differenziale che valorizza la più elevata qualità rispetto ad altri oli di oliva e a oli vegetali, differenziale che andrebbe mantenuto”. La produzione mondiale di olio di oliva, anche se leggermente più alta della scorsa campagna, con una stima di 2,6 milioni di tonnellate è ben al di sotto (-16%) della media quinquennale e con l’aggravio di avere pochissime scorte disponibili.

Sul fronte delle giacenze, se la media europea degli ultimi cinque anni era di 600mila tonnellate, al 30 settembre 2023 erano in stock soltanto 309mila tonnellate, con una previsione della Commissione di ulteriore riduzione a 203mila tonnellate a settembre 2024.

In Italia, al 30 settembre c’erano 153.970 tonnellate, con riduzione di circa il 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo andamento si riflette necessariamente sui prezzi che, anche per questo fattore, sono più alti: in alcune piazze di scambio l’olio extravergine italiano ha infatti superato i 9 euro al kg.

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