In tre anni quadruplicate le indagini contro funzionari e dirigenti
Roma, 27 nov. (askanews) – La stretta anti-corruzione voluta dal presidente cinese Xi Jinping non solo è viva e vegeta, ma negli ultimi tre anni ha visto quadruplicare le indagini nei confronti delle agenzie governative di controllo e delle istituzioni finanziarie. Lo evidenzia un calcolo effettuato dal Nikkei.
In un nomento d’instabilità Xi ha puntato e limitare il rischio connesso alla diffusione della corruzione in un settore particolarmente delicato e permeabile della struttura di potere cinese.
La classifica del Nikkei del materiale pubblicato dalla Commissione centrale per l’ispezione disciplinare del Partito comunista cinese – il potente braccio armato della politica anti-corruzione – si segnalano 67 funzionari sotto indagine quest’anno al 21 novembre, rispetto ai 58 in tutto il 2022. Il conteggio di funzionari indagati di quest’anno è più che quadruplicato rispetto al totale del 2020.
Le cifre includono funzionari di istituti finanziari come banche, intermediari e assicuratori, nonché agenzie del governo centrale responsabili della supervisione finanziaria.
Uno degli ultimi casi è quello di An Qingsong, ex presidente della China Futures Association, è per “gravi violazioni disciplinari”, una formula con la quale solitamente si allude alla corruzione.
La massima procura cinese ha deciso, sempre questo mese di arrestare Zhu Congjiu, ex assistente del presidente della China Securities Regulatory Commission ed ex vice governatore della provincia di Zhejiang, con l’accusa di aver accettato tangenti. Inoltre in ottobre è stato arrstato anche l’ex presidente della Bank of China, Liu Liange, con l’accusa di aver accettato tangenti e di aver concesso prestiti illegalmente.
Fan Yifei, ex vice governatore della Banca popolare cinese – la banca centrale della nazione – è stato accusato a settembre di aver preso mazzette.
L’economia cinese nasconde germi di instabilità finanziaria, tra cui un crollo del settore immobiliare, che dura da più di due anni, e un peggioramento delle condizioni delle banche più piccole. Inoltre i governi locali sono oberati da debito nascosto, che si trova spesso nella pancia dei veicoli di sviluppo immobiliare locale.
Promettendosi di trasformare la Cina in un “grande Paese socialista moderno” entro la metà del secolo, Xi e il suo gruppo dirigente vedono i crescenti rischi finanziari derivanti dalla corruzione come una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale.
Il controllo del Partito Comunista sul settore finanziario è stato rafforzato a marzo come parte di una revisione organizzativa, compresa l’istituzione della Commissione Finanziaria Centrale del partito. La commissione è guidata dal premier Li Qiang, mentre il vice premier He Lifeng si occupa della parte amministrativa.