Società offre servizio conto terzi e ora anche il franchising

Milano, 22 nov. (askanews) – Jamin Portofino UnderWarterWines, Società Benefit nata nel 2015, è la prima azienda italiana specializzata in servizi ingegneristici e metodologie di cantinamento subacqueo principalmente di vino. Quest’anno la società di Santa Margherita Ligure (Genova) ha lanciato un aumento di capitale da 600mila euro, raccolti attraverso 115 soci che si sono aggiunti ai 294 dell’equity crowdfounding promosso nel 2021. Grazie a questa iniezione di capitale, Jamin Portofin offre oggi un servizio di cantinamento conto terzi che vede già oltre 200 referenze messe a riposare nei fondali marini, e la possibilità di aprire la propria Cantina subacquea attraverso il franchising. Una rete questa, che conta al momento quattro realtà: a Ravenna, Termoli (Campobasso), Acquappesa (Cosenza) e Scarlino (Grosseto), a cui se ne aggiungeranno a breve altre quattro in Campania, Abruzzo, Sicilia, Basilicata.

Jamin (che in dialetto genovese significa “lavorare duro”) ha brevettato un “metodo sostenibile” che “garantisce l’identità e l’integrità del vino affondato”, attraverso analisi sensoriali e di laboratorio, unite a complesse operazioni di immersione ed emersione di speciali gabbie modulabili da circa 500 bottiglie, e coinvolge ingegneri, fisici, biologi marini, enologi, sommelier e subacquei. Appositi sensori, connessi alla piattaforma blockchain dedicata, consentono di rilevare una serie di parametri, tra cui temperatura, pressione e correnti. Viene così tracciato il percorso di ogni singola referenza in affinamento, monitorando l’habitat marino.

La società, che chiuderà il 2023 con due milioni circa di ricavi, si è presentata durante il primo “Meeting internazionale degli UnderWaterWines” da lei promosso il 20 novembre all’Acquario Civico di Milano. Per dare un’idea del fenomeno “under water wines”, Antonello Maietta, storico ex presidente dell’Associazione italiana sommerlier (Ais) e presidente del Cda di Jamin Portofino, ha spiegato che nel 2022, in tutto il mondo, le bottiglie poste ad affinare sott’acqua erano state circa 100mila. Due anni più tardi le bottiglie sono cresciute a 400mila, di cui circa 125mila nelle acque del nostro Paese che è leader nel settore, seguito da Spagna e Francia. Alla fine di quest’anno le bottiglie arriveranno a circa 900mila, segno evidente della curiosità e dell’interesse crescente per un fenomeno che tutta via rimane ancora sperimentale sia nei numeri, sia nella garanzia di assicurare un risultato davvero diverso rispetto all’affinamento classico dei vini in Cantina. Ma la strada è lunga e potrebbe riservare sorprese positive, anche perché al momento le tipologie collaudate sono state solo tre Albana di Romagna Docg, Bolgheri Doc Rosato, e lo Champagne AOP affinato sul fondale di fronte a Portofino (Genova) “-52 Cloe Marie Kottakis”, la “private label” già sul mercato che rappresenta l’altro ramo del business aziendale.

A ulteriore dimostrazione che per Jamin Portofino l’affinamento sottomarino non è una trovata di marketing per aziende in cerca di novità, l’azienda destina oltre il 30% delle risorse in ricerca e sviluppo, e lo studio sull’evoluzione chimica e sensoriale dei vini affinati in subacquea lo ha affidato al Distav dell’Università di Genova e al Dagri dell’Università di Firenze che, all’inizio del 2024, ripartirà con nuovi e più ambiziosi obiettivi di ricerca. Saranno proprio questi ricercatori che saranno i primi al mondo a pubblicare letteratura scientifica su questa tecnica.

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