Oms: in via di definizione piani per evacuare pazienti e personale

Roma, 19 nov. (askanews) – Quattro giorni dopo l’operazione militare israeliana al più grande complesso ospedaliero della Striscia di Gaza, gli operatori delle Nazioni Unite hanno avuto accesso ieri all’ospedale al Shifa, rimanendo all’interno della struttura per circa un’ora. Il team Onu, guidato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), ha descritto l’ospedale come una “zona di morte” e la situazione “disperata”.

In un comunicato diffuso dall’Oms, si afferma: “Erano evidenti i segni dei bombardamenti e degli spari. La squadra ha visto una fossa comune all’ingresso dell’ospedale e ha appreso che vi sono state sepolte più di 80 persone. La mancanza di acqua pulita, carburante, medicine, cibo e altri aiuti essenziali nelle ultime sei settimane ha fatto sì che l’ospedale Al-Shifa, un tempo il più grande, il più avanzato, e il meglio attrazzato ospedale di riferimento di Gaza, smettesse sostanzialmente di funzionare come struttura medica”.

“I pazienti e il personale sanitario con cui hanno parlato erano terrorizzati per la loro sicurezza e la loro salute e hanno chiesto l’evacuazione”, ha aggiunto l’Oms, precisando che nella struttura sono rimasti 25 operatori sanitari e 291 pazienti, mentre “diversi pazienti sono deceduti negli ultimi due o tre giorni per l’assenza di servizi medici”.

L’Oms ha fatto quindi sapere di essere impegnata con i partner a definire “con urgenza piani per l’evacuazione immediata dei pazienti, del personale e delle loro famiglie” e che “nelle prossime 24-72 ore verranno organizzate ulteriori missioni per trasportare urgentemente i pazienti da Al-Shifa al Nasser Medical Complex e allo European Gaza Hospital, nel sud di Gaza”.

“Tuttavia – ha ricordato l’Oms – questi ospedali stanno già lavorando oltre le loro capacità e i nuovi ricoveri dall’ospedale Al-Shifa metteranno ulteriormente a dura prova il personale sanitario e le risorse”.

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