La pastinaca di Capitignano e la cipolla di Bagno
Roma, 16 nov. (askanews) – Sale a 20 il numero di prodotti tutelati da Slow Food in Abruzzo grazie all’ingresso della pastinaca di Capitignano e della cipolla di Bagno tra i Presìdi Slow Food in Abruzzo. Due prodotti che provengoo da aee interne dell’Aquilano: un tubero e un bulbo mai del tutto scomparsi dagli orti dei contadini, che oggi puntano a rigenerare l’agricoltura locale.
La pastinaca di Capitignano ha sviluppato nei secoli un ecotipo a sé, diverso dagli altri presenti sul mercato per il sapore dolce, il colore più tendente al giallo e la presenza di ramificazioni laterali. Nel borgo montano di circa 600 abitanti ricompreso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la pastinaca non è mai mancata dagli orti domestici. La sua coltivazione si è progressivamente ridotta, a causa dell’introduzione della patata in zona a partire dal ‘500, ma anche della gestione delicata della pastinaca. Oggi il Presidio riunisce alcune decine di produttori.
Arriva da Bagno, frazione della città dell’Aquila, il nuovo Presidio dedicato alla cipolla, il secondo nella regione dopo la cugina bianca piatta di Fara Filiorum Petri, nel Chietino. Leggermente schiacciata, dalla buccia dorata e la polpa compatta e bianca, quasi trasparente, la cipolla di Bagno ha un sapore dolcissimo. I coltivatori continuano a irrorare la cipolla solo con l’acqua dei due laghi locali San Raniero e San Giovanni «perché è più pulita», e nessuno permette ad altre varietà di cipolla coltivate in zona di andare in fioritura, per scongiurare il rischio di ibridazione. Tra gli obiettivi dei due gruppi di produttori, c’è anche quello di valorizzare i trasformati. Per la cipolla si pensa a creme che consentano di ovviare alla deperibilità del prodotto, più veloce rispetto ai bulbi convenzionali; per la pastinaca sono già stati sperimentati i patè ottenuti dai fittoni, per ridurre al minimo lo spreco.