Bene turismo, prosegue crescita costruzioni, grazie ad investimenti pubblici

La crescita economica della Regione Lazio nel primo semestre del 2023 è stata dell’1,2%, inferiore a quella dello stesso periodo dell’anno precedente e in linea con il dato nazionale. Lo riporta la Banca d’Italia nel suo rapporto annuale sull’economia del Lazio, basato su Indicatori economici regionali trimestrali.

L’espansione ha perso slancio per effetto dell’indebolimento della domanda interna, riflesso dall’inasprimento delle condizioni di credito e dal calo del potere d’acquisto dovuto all’inflazione. Allo stesso tempo, le esportazioni sono diminuite e hanno risentito della flessione del commercio internazionale.

In questo contesto di rallentamento generale, l’attività economica è rimasta forte nel settore dei servizi, trainata dai settori che hanno beneficiato dell’aumento del turismo. Anche il settore delle costruzioni ha continuato a espandersi, stimolato da maggiori investimenti pubblici.

L’attività del settore industriale ha risentito maggiormente del rallentamento dei consumi e della debolezza del commercio estero, con una stagnazione degli investimenti, sebbene le difficoltà legate all’approvvigionamento di beni intermedi si siano attenuate. Tuttavia, i settori della chimica, della gomma e della plastica hanno mostrato un andamento più dinamico.

Le prospettive per i prossimi mesi sono sostanzialmente stabili secondo le imprese del settore industriale e dei servizi a stretto raggio intervistate dalla Banca d’Italia. La situazione economica generale rimane favorevole, con un’alta percentuale di imprese che prevede di registrare un utile nell’esercizio in corso, e la liquidità è abbondante, secondo il rapporto.

Il mercato del lavoro nella regione Lazio è stato forte nei primi sei mesi dell’anno: l’occupazione è aumentata più che in Italia, superando i livelli pre-pandemici, e la disoccupazione è diminuita. Sono aumentati sia gli occupati che i lavoratori autonomi. L’aumento dell’occupazione è dovuto al settore dei servizi, che ha continuato a beneficiare dell’incremento del turismo.

Il ricorso alla Cassa Integrazione guadagni è diminuito, più che in Italia, tornando ai valori caratteristici degli anni precedenti l’emergenza sanitaria. La popolazione in età lavorativa è diminuita, ma la partecipazione al mercato del lavoro è aumentata, con conseguente aumento dei tassi di attività.

Per quanto riguarda i consumi delle famiglie, il rapporto indica che si prevede un aumento nel 2023, anche se inferiore a quello dello scorso anno. La sua dinamica è ancora influenzata dagli alti tassi di inflazione, ma i prezzi più bassi dell’energia e del gas l’hanno ridotta rispetto agli alti livelli del 2022.

Nel frattempo, in un contesto di normalizzazione della politica monetaria, i prestiti al settore privato non finanziario sono diminuiti nel primo semestre dell’anno 2023, riflettendo un calo della domanda di credito. Il calo è stato determinato dai prestiti alle imprese, che hanno visto anche un inasprimento degli standard di offerta.

Nel settore manifatturiero, il calo della domanda ha riguardato sia i prestiti legati agli investimenti che quelli destinati alla copertura di capitale circolante. I prestiti alle famiglie hanno subito un forte rallentamento, soprattutto per quanto riguarda i mutui. Il costo del credito ha continuato ad aumentare sia per le famiglie che per le imprese.

Nel primo semestre del 2023 non si sono registrati segnali di deterioramento della qualità del credito concesso ai clienti. Il tasso di deterioramento è rimasto a un livello inferiore rispetto a prima dell’epidemia. I depositi bancari sono diminuiti, mentre il valore dei titoli in custodia è aumentato.

Le famiglie e le imprese hanno riorientato i loro portafogli verso i titoli di Stato e le obbligazioni. Bankitalia ha concluso che questa tendenza è dovuta ai maggiori rendimenti associati a queste forme di investimento, in connessione con il rialzo dei tassi di interesse.

Giovanni Lombardi Stronati

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