Il Trio Metamorphosi tra musica e teatro nello spettacolo di Maria Letizia Compatangelo, in scena al Sannazaro di Napoli per la stagione dell’Associazione Scarlatti
NAPOLI – Di scena giovedì prossimo al Teatro Sannazaro per la stagione dell’Associazione Scarlatti, “Beethoven in Vermont”, titolo dello spettacolo di teatro e musica scritto e diretto da Maria Letizia Compatangelo e dedicato a tre grandi musicisti tedeschi e ai loro ideali di giustizia e libertà.
Le musiche di Ludwig Van Beethoven, eseguite dal Trio Metamorphosi (Mauro Loguercio al violino, Francesco Pepicelli al violoncello e Angelo Pepicelli al pianoforte), contestualizzano la ricostruzione di un singolare accadimento del passato, neanche troppo remoto, cui si deve la nascita negli Stati Uniti di uno dei festival musicali più importanti al mondo.
Si tratta del Marlboro Music Festival, nato nell’estate del 1951, per iniziativa dei musicisti Adolf ed Hermann Busch insieme a Rudolf Serkin che, in dichiarata opposizione ad Hitler e agli ideali nazisti, tra il 1939 ed il 1940 avevano trovato asilo e continuato la loro attività in territorio americano.
Due ariani e un ebreo (Serkin, che pure era stato graziato, per i suoi elevatissimi meriti artistici, addirittura da Hermann Goering in persona) che, pur di non essere in nessun modo complici del piano criminale di Hitler (di cui già si intuivano i nefasti esiti) avevano, già nel 1933, volontariamente deciso di lasciare la Germania per la vicina Svizzera.
La scena li ritrae nel preciso momento in cui stanno decidendo autore e musiche per il concerto inaugurale del nascente Festival. Si decide alla fine per l’esecuzione di musiche di Beethoven, che degli ideali di dialogo e fratellanza tra i popoli aveva informato gran parte della sua vita e della sua produzione musicale (basti pensare alla sua “Corale” ovvero la Sinfonia n. 9 in re minore).
“Ribaltando i canoni del concerto classico – sottolinea l’autrice e regista Maria Letizia Compatangelo – ho voluto affidare agli straordinari musicisti del Trio Metamorphosi il compito di impersonare i ruoli di altrettanti illustri colleghi del passato e di riproporne la singolare esperienza, umana e artistica”.
A 72 anni da quella speciale serata, “Beethoven in Vermont” rende omaggio a questa straordinaria vicenda, “destinata a fare scuola – conclude la regista – e a diventare un essenziale punto di riferimento per la musica da camera nel mondo, immaginando lo scambio di idee musicali e umane tra i tre musicisti, rappresentanti della vecchia Europa, di fronte ai loro giovani allievi americani, fino alla scelta finale di Beethoven”.
L’articolo “Beethoven in Vermont” contro i fantasmi del nazismo proviene da Notiziedi.it.