Il 25 e 26 ottobre in programma a Milano il Salone dedicato

Milano, 18 ott. (askanews) – Nei primi nove mesi del 2023 il mercato del leasing in Italia è cresciuto del 11,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore complessivo di 25,1 miliardi di euro, confermando il trend di crescita iniziato nel 2021 (+25,6% sul 2020) e proseguito nel 2022 (+9,7% sul 2021). A rilevarlo il Centro studi Assilea che ha diffuso questi dati in occasione della presentazione del sesto Salone del leasing, in programma il 25 e 26 ottobre a Milano.

“Il leasing in Italia conferma, anche nel 2023, il fondamentale ruolo di sostegno dell’attività economica e in particolare agli investimenti fissi della spina dorsale del Paese, rappresentata dal mondo del lavoro, artigiani, pmi e professioni, che contribuisce al 70% della ricchezza prodotta – sottolinea il presidente di Assilea, Carlo Mescieri – Imprese e lavoratori autonomi sanno che potranno sempre contare su questo strumento finanziario, unico per le sue precipue caratteristiche, e sul costante impegno di Assilea a essere al loro fianco in un percorso di crescita sempre più sostenibile”.

L’85,4% di imprese che hanno stipulato contratti di leasing nel 2022 sono piccole e medie. Cresce anche l’incidenza percentuale del leasing sul pil italiano. La dinamica complessiva dello stipulato è trainata dal forte incremento del leasing auto (+36%), con un’autovettura green su tre finanziata in leasing o noleggio lungo termine. Risentono invece negativamente delle politiche monetarie restrittive della Bce i volumi del leasing strumentale (-13,5%) e del leasing immobiliare (-11,0%). Triplica il volume dei finanziamenti di leasing su impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si conferma infine l’ottima incidenza del leasing sul totale investimenti Nuova Sabatini, con oltre 4,7 miliardi di finanziamenti, pari all’70% del totale complessivo.

Per quanto riguarda la clientela che ha stipulato nuovi contratti di leasing nel 2022, il Centro studi Assilea evidenzia un’incidenza superiore al 50% delle imprese che hanno una forte propensione alla crescita, dato più che doppio rispetto alla media italiana.

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