Tribunale di Colonia ne ha inibito la pubblicità

Roma, 13 ott. (askanews) – Intervento del Consorzio del Parmigiano Reggiano contro i fake ad Anuga, la più importante manifestazione fieristica al mondo dedicata al food & beverage, che si è svolta in Germania, a Colonia. L’intervento ha portato alla denuncia di falso Parmigiano Reggiano e al conseguente intervento delle autorità tedesche.

“Non è la prima volta – si legge in una nota del Consorzio – che un fake Parmesan arriva anche nell’UE dove non può assolutamente essere commercializzato né pubblicizzato”. In questo caso specifico il prodotto, un formaggio grattugiato americano recante il termine Parmesan, è stato esibito su un pannello pubblicitario. Inizialmente il Consorzio ha chiesto e ottenuto l’intervento delle Autorità tedesche, che hanno richiesto all’azienda americana di oscurare il termine “PARMESAN” presente nel totem pubblicitario. Visto che l’azienda non ha provveduto all’oscuramento, il Consorzio ha presentato un ricorso cautelare al Tribunale di Colonia che in tempi molto rapidi ha emesso un provvedimento di inibitoria, con il divieto per l’operatore di pubblicizzare in Germania formaggio con la denominazione “PARMESAN”. L’ufficiale giudiziario ha eseguito il provvedimento facendo oscurare completamente il termine ‘PARMESAN’ nell’immagine del formaggio sul totem.

“La tempestività dell’intervento delle autorità tedesche a seguito della nostra denuncia – sottolinea il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli – si lega al fatto che, dopo anni di contenziosi, abbiamo ottenuto dall’Unione Europea una legislazione che non lascia dubbi in materia di tutela, prevedendo, tra l’altro, anche l’obbligo di tutela delle DOP ‘ex officio’ in tutti gli Stati membri della UE, con una responsabilità diretta degli stessi in materia di vigilanza”.

“In Europa – prosegue Bertinelli – il nostro sistema di repressione ha quei livelli di efficacia che ancora non sono possibili in tutto il mondo e ai quali l’Unione Europea sta cercando di porre rimedio nel contesto degli accordi di libero scambio con i paesi terzi. Fuori dall’Unione, si registra infatti ancora un utilizzo ingannevole di richiami alla nostra denominazione – aggiunge – con evidenti ripercussioni negative sui consumatori locali e sulle nostre possibili esportazioni. Questo ulteriore caso di attacco nel territorio europeo dimostra che è giunto il momento di un salto di qualità del sistema fieristico comunitario. Servono regole comuni tra gli enti fieristici per assicurare che le nostre fiere siano ‘fake free’ evitando così inutili e costosi interventi dei consorzi e dei tribunali”.

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