Nella storica Cantina biodinamica “assunti” undici suini “Kunekune”

Milano, 12 ott. (askanews) – Per togliere le erbacce e dissodare il terreno, nei vigneti della Cantina biodinamica Baron Longo di Egna (Bolzano) non si usano né le braccia né i macchinari ma undici maialini di razza “Kunekune”. Così, dopo aver eliminato le sostanze chimiche la storica realtà vitivinicola altoatesina punta a ridurre all’indispensabile anche gli interventi meccanici.

Originaria della Nuova Zelanda, la razza “Kunekune” (termine che deriva dalla lingua maori e significa “tondo e grasso”) è caratterizzata da una corporatura robusta e relativamente tozza, e da un vistoso mantello maculato marrone o bianco e nero. Non potendo sollevare troppo il capo, questi maialini non arrivano all’uva, ai rami e alle foglie, preferendo grufolare nel terreno alla ricerca delle piante di cui il viticoltore cerca di sbarazzarsi.

“Ritengo importante implementare l’approccio biodinamico nel modo più coerente possibile, compiendo un ulteriore passo avanti per rendere la nostra tenuta ancora più ecocompatibile”, spiega l’enologo Anton Longo, spiegando di aver sentito parlare di questi maialini per la prima volta in Francia: “Per il controllo delle erbe infestanti, alcuni viticoltori avevano provato a introdurre oche o pecore con scarso successo” racconta Longo, aggiungendo che “questi suini invece hanno registrato risultati sorprendenti”. Dopo averli individuati in Austria, questa decina di simpatici animali vive ora nella tenuta: “Oltre ad un grande appetito, hanno tutti già un nome e appaiono visibilmente soddisfatti” continua longo, sottolineando che il primo bilancio è promettente perché “non solo ci consentono di ridurre notevolmente l’uso di trattori e metodi meccanici per la rimozione delle erbacce, ma ampliano ulteriormente il nostro ciclo biodinamico”.

Nell’armonica convivenza e scambio reciproco tra persone, animali, terreni e piante che caratterizza Baron Longo, “i maiali Kunekune si inseriscono perfettamente, e potrebbero contribuire al controllo dei parassiti e alla riduzione delle infezioni. Ho osservato infatti che mangiano le foglie cadute a terra e se, tra queste, ci fossero anche quelle contaminate da funghi e parassiti, il rischio di infezioni si ridurrebbe concretamente” precisa l’enologo, ricordando che l’uso di animali per la cura del terreno in questa tenuta che appartiene alla famiglia da quasi 250 anni, “un tempo era una pratica comune, così come il compostaggio e il rispetto dei ritmi naturali e dei cicli lunari”. “Una maggiore attenzione a questi aspetti non va solo a vantaggio dell’ambiente – ricorda Longo – ma anche della qualità dei nostri vini”.

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