A vertice Arraiolos distinguo Polonia e Ungheria su riforme Ue e migranti
Porto, 6 ott. (askanews) – “L’Ucraina rimane al primo posto dell’agenda europea e l’Unione europea deve mantenere con determinazione compattezza nel sostegno all’Ucraina”. Altrimenti c’è rischio per la pace mondiale. Sergio Mattarella, al vertice Arraiolos dei capi di Stato Ue, consolida un punto fermo dei partner europei che oggi hanno discusso di Ucraina ma anche di futuro dell’Unione europea e delle sue riforme.
Sull’Ucraina in effetti tutti concordano che non si possano avere cedimenti, anche se si notano note leggermente diverse nelle parole dei presidenti bulgaro, ungherese e polacco, secondo i quali la guerra non può continuare ancora a lungo e che i popoli vanno ascoltati quando chiedono pace.
Se l’Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo – come avvenne nel secolo scorso tra il ’38 e il ’39 – condurrebbe a un conflitto generale e devastante. E’ il concetto che il presidente Mattarella ha esposto durante il primo incontro a porte chiuse. Per il capo dello Stato la scelta dell’Ue accanto – e al di là – della doverosa solidarietà all’Ucraina, ha un obiettivo di più ampio respiro perchè sostenendola scongiuriamo il pericolo di un conflitto dai confini imprevedibili, insomma quanto stiamo facendo tutela la pace mondiale.
Per il presidente ungherese Rumen Rade dopo 19 mesi di guerra “è venuto il momento di testare l’efficacia della nostra strategia e degli strumenti economici militari e diplomatici e il giusto equilibrio tra questi: l’Europa non può permettersi che la guerra continui ancora a lungo. Serve una volontà politica più forte, una diplomazia più efficace e serve una voce più forte che chieda pace e sicurezza”. Per Andrzej Duda, presidente della Polonia, la soluzione è accelerare il processo di adesione dell’Ucraina all’Ue perchè “questa sarà una sconfitta della Russia, se l’Ucraina verrà ammessa in Ue e nella Nato avrà vinto, sarà una manifestazione di vittoria, perchè se la Russia vince, e lo dico come paese confinante e guardando alla storia passata, la Russia invadrà altri Stati, le sue ambizioni imperialistiche non sono soddisfatte, so di cosa parlo”, ha ammonito.
Tutti i presidenti hanno sottolineato l’importanza che la pace sia giusta e non effimera, che rispetti il diritto internazionale e tenga conto delle prerogative ucraine. Anche se la presidente ungherese Katalin Novak ha ricordato che, certo, “dobbiamo combattere per una pace prima possibile e non possiamo decidere per gli ucraini, ma dobbiamo anche rappresentare gli interessi dei nostri popoli e gli ungheresi vogliono la pace ed evitare un’escalation verso una terza guerra mondiale”.
I 14 capi di Stato hanno avuto modo di confrontarsi “in modo franco e aperto” anche sulle riforme che attendono l’Unione. Per Mattarella è urgente intervenire sui meccanismi decisionali: “Non possiamo sfuggire alle scelte che si impongono: svuoteremmo l’Unione di prospettive di protagonismo. E – di conseguenza – renderemo scarsamente rilevanti tutti i nostri Paesi”, ha avvertito riferendosi ai temi aperti su voto a maggioranza, effettiva politica estera e di difesa comune, Parlamento con autentici compiti decisionali e completamento dell’architettura finanziaria dell’Unione. “È un lavoro ambizioso, per cui serve visione e lungimiranza. Ma è un passaggio senza prova d’appello – ha incalzato Mattarella -. Non ci sarà un secondo tempo per farlo. Il mondo ci lascerebbe indietro”.
Ma quello del voto a maggioranza è un tema scottante per alcuni paesi, soprattutto quelli che non condividono alcune politiche come quella sull’immigrazione, vedi Polonia e Ungheria. I due capi di Stato in conferenza stampa non hanno usato toni morbidi per dire un secco ‘no’ al superamento del diritto di veto: secondo Duda è semplicemente inaccettabile il voto a maggioranza che toglierebbe voce ai paesi più piccoli. Novak ha detto che il “principio dell’unanimità deve rimanere, dobbiamo avere rispetto gli uni per gli altri”.
Mattarella ha posto l’accento sull’importanza delle prossime elezioni europee e sulla partecipazione che è richiesta ai cittadini: “perchè chiamiamo 400 milioni di cittadini al voto? Per decidere cosa? Gli europei dovranno decidere su una struttura che ha capacità, efficienza, velocità di decisione, di azione in un mondo che cambia: è un obiettivo ambizioso per cui serve un grande impegno e collaborazione reciproca. Ma è stile europeo agire attraverso difficoltà e crisi”.
A proposito del prossimo voto è stata espressa da tutti preoccupazione e attenzione per i rischi insiti sui nuovi social media nel controllo delle informazioni e nella diffusione di fake news. Qualcuno ha anche fatto riferimento ai recenti scandali di corruzione che hanno interessato il Parlamento europeo e che non aiutano ad avvicinare i cittadini alle istituzioni. Anche su questo Polonia e Ungheria erano sulla stessa lunghezza d’onda. Come sul tema dei migranti, per entrambi i paesi serve una politica più decisa e forte per arginare il fenomeno, hanno parlato di guerra ibrida, ossia di una invasione decisa a tavolina per fare pressione sui paesi dell’Est europa da parte della Bielorussia. Novak ha parlato del rischio di sostituzione etnica mentre Duda è contrario a ipotesi di asilo e invocato una difesa dei confini più efficace, come quella praticata nel suo paese. Proprio Duda ha concluso la conferenza stampa invitando i colleghi a Cracovia per il prossimo vertice del gruppo Arraiolos, il 10 e 11 ottobre 2024. Sarà il suo ultimo prima del termine del mandato presidenziale.