Maggior progetto espositivo dell’artista in istituzione italiana
Roma, 29 set. (askanews) – Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ha inaugurato “Diego Marcon. Glassa”: il più ampio progetto espositivo realizzato ad oggi da Diego Marcon in un’istituzione italiana, con apertura al pubblico da domani fino al 4 febbraio 2024.
Invitato nel gennaio 2022 dal direttore Stefano Collicelli Cagol, l’artista, fra i più interessanti del panorama contemporaneo internazionale, ha fatto sue le dieci sale dell’ala Gamberini trasformandole in un’esperienza immersiva attraverso opere nuove o esistenti arrangiate in un unico allestimento pensato ad hoc per il Centro Pecci.
“Celebriamo i 35 anni di apertura del Centro Pecci con un grande progetto di Diego Marcon, appositamente pensato per il museo. Marcon è, senz’altro, l’artista italiano del momento nonché fra i più interessanti del panorama contemporaneo internazionale. Questa mostra è l’inizio di un percorso espositivo internazionale che vedrà l’artista esporre questo autunno a Basilea, Londra e Berlino; siamo, dunque, orgogliosi di aver riservato a ‘Glassa’ oltre 1000 metri quadri con cui confrontarsi e far conoscere, al meglio, la sua ricerca al grande pubblico” ha detto Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana.
Curato da Stefano Collicelli Cagol e da Elena Magini e sostenuto da Intesa Sanpaolo, in “Glassa”, attraverso film, video, animazioni, sculture, pubblicazioni, Marcon indaga temi universali come il senso della vita e della morte, utilizzando spesso l’ambiguità innocente tipica dell’infanzia o dei cagnetti come chiave di lettura utile a ripensare la vita quotidiana.
“La visionarietà di Marcon conquisterà bambini e adulti per la sua capacità di toccare temi universali, quali la vita e la morte ma anche il senso dell’arte. Marcon utilizza elementi che si connettono immediatamente al nostro vissuto, l’infanzia o i piccoli cagnetti, generando emozioni contrastanti e un senso di vertigine che sfrutta le potenzialità dell’architettura creata nel 1988 da Italo Gamberini al Centro Pecci” ha spiegato Stefano Collicelli Cagol, Direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.
La parola ‘glassa’ deriva etimologicamente dal francese ‘glace’; e si riferisce, nel contesto della pasticceria, al rivestimento di zucchero e altri liquidi utilizzato a caldo per ricoprire o decorare le torte: così dolce da diventare quasi nauseante, così liscia e spessa da nascondere qualsiasi asperità sottostante. Inoltre, la parola richiama il ghiaccio, qualcosa di freddo come solo la morte può essere e in grado di preservare le salme. Circa 1000 metri quadrati di spazio vengono, quindi, trasformati da Marcon in un apparato cinematografico; grazie ad una mirata illuminazione con lucernari a soffitto il pubblico è immerso in un’esperienza unica, bilanciata sul dialogo tra il trattamento del vuoto, della luce e delle ombre. Coreografando il movimento dei visitatori nello spazio, considerato l’uso del vuoto, dello scorrere del tempo, dei cambiamenti di luce e della potenza delle immagini in movimento, Diego Marcon allestisce una macchina esperienziale dove tutto è sotto il suo meticoloso controllo.