Ma perdite maggiori in produzione e trasformazione col 42%

Milano, 29 set. (askanews) – Le famiglie, con 610 milioni di tonnellate, sono responsabili del 35,5% del cibo sprecato nel mondo, pari a poco più dell’11,5% del cibo disponibile sul Pianeta. Sono questi alcuni dei dati pubblicati dal Centro studi Divulga nel paper “Spreco e fame” pubblicato in occasione della Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari.

Sul totale complessivo di oltre 1,6 miliardi di tonnellate di cibo perso nel mondo, tuttavia, più delle famiglie incidono la produzione e la trasformazione col 42% pari a 680 milioni di tonnellate di alimenti sprecati. Seguono poi la somministrazione (15% con 260 milioni di tonnellate) e la distribuzione (7,5% con 130 milioni di tonnellate).

Nelle fasi a monte, ovvero nelle attività di produzione e trasformazione, in base all’elaborazione del Centro studi Divulga, a causa di perdite fisiologiche, mancato raccolto dovuto al deperimento del prodotto o a condizioni di mercato non favorevoli, avvengono le perdite maggiori e l’incidenza non è uguale in ogni parte del mondo.

L’Africa con il 21,4% è l’area del mondo dove si registrano le maggiori perdite nella prima fase della filiera, mentre Europa o Stati Uniti incidono per circa il 10% ciascuno. La differenza è riconducibile alle differenti dotazioni tecnologiche e infrastrutturali, con le perdite che sono spesso dovute al malfunzionamento o inefficienza degli impianti, al degrado dei prodotti durante la manipolazione o a difetti dell’imballaggio.

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