A Maiori la Lega Italiana Lotta Contro i Tumori sezione di Salerno evidenzia bisogni e le possibili ipotesi
Ci sono realtà come la provincia di Salerno, fra le più estese in Italia, dove esistono obiettivi e difficoltà nel garantire cure adeguate sull’intero territorio.
Un problema che, soprattutto, per i pazienti oncologici che hanno bisogno di lunghe e complesse cure, ha la necessità di essere affrontato individuando nuove forme di organizzazione sanitaria.
E’ la Lega Italiana Lotta Contro i Tumori sezione di Salerno, con il presidente Giuseppe Pistolese ad avere posto il problema nel tentativo di trovare soluzioni, nel corso di un evento tenutosi a Maiori, in Costiera Amalfitana, sul tema “Pazienti oncologici nelle aree interne: bisogni ed ipotesi di nuova organizzazione sanitaria”.
“Il ruolo della Lilt – spiega Clementina Savastano, responsabile USD Oncologia Azienda Ospedaliera Universitaria Salerno – è proprio quello di occuparsi non solo della ricerca, ma anche dell’assistenza del paziente.
Ora noi abbiamo evidenziato, dopo la partenza della Rete Oncologica Campana, che ha messo in collegamento gli ospedali con le strutture periferiche sia dell’Asl che private accreditate.
Riunendoci, collegandoci, si sono evidenziate delle criticità di cui non eravamo pienamente consapevoli neanche noi.
Sul territorio nazionale ci sono circa 15 milioni di persone che vivono in zone disagiate, una grossa percentuale appartiene ai nostri territori che sono molto estesi e poco collegati tra di loro.
Quindi i collegamenti settimanali dei Gruppi Oncologici Multidisciplinari hanno evidenziato queste carenze delle strutture periferiche. Carenze che riscontrano anche nel semplice collegarsi a questi incontri.
E sembra banale, ma purtroppo quando una rete telefonica e la rete internet non funziona come dovrebbe si hanno grandi difficoltà non solo per il confronto, ma anche per la trasmissione degli esami e per garantire le cure adeguate ai pazienti.
E poi ci sono le carenze strutturali, ci sono ospedali periferici che hanno carenze di personale che sono molto gravi e che non mettono i medici nelle condizioni neanche di confrontarsi online con i propri colleghi. Servono delle soluzioni per far si che chi viva nelle zone periferiche possa essere curato come deve”.
“Nell’osservatorio che presiedo – ha detto Enrico Coscioni, presidente Agenas – c’è il monitoraggio delle rete oncologiche regionali e siamo già al quinto anno d’indagine nel quale andiamo a verificare le criticità e le capacità delle varie regioni di prendere in carico questi pazienti.
L’assistenza della riforma territoriale, prevede proprio questo di colmare quella carenza, che abbiamo avuto negli ultimi anni sul territorio principalmente per i pazienti oncologici che fortunatamente sono di lunga sopravvivenza.
E l’impatto della telemedicina può favorire con il monitoraggio, la televisita, il teleconsulto, la capacità di seguire passo passo i pazienti oncologici e coprire quell’integrazione ospedale territorio che non è avvenuta fino ad ora”.
Parla dello sforzo non da poco per l’organizzazione della Rete oncologica regionale Antonio Postiglione, direttore generale Tutela Salute Regione Campania, che ha visto il coinvolgimento di una serie di professionisti.
“Abbiamo creato gruppi oncologici multidisciplinari, abbiamo ideato con i Pac la presa in carico dei pazienti oncologici a livello totale, per cui siamo tentando di dare meno disagi possibili ai pazienti che invece si devono sentire accolti e non passare da un centro all’altro per fare esami.
Ecco perchè è importante centralizzare i servizi. E’ chiaro che le difficoltà geografiche che riscontriamo nella provincia di Salerno, le teniamo presenti da tempo.
E’ una provincia molto vasta, con una densità abitativa con numeri poco rilevanti, che ci mette in difficoltà, se vogliamo dire così, nel trovare delle soluzioni moderne, che possono essere appunto la telemedicina che ci permetterà di arrivare sempre più vicino al letto del paziente”.
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