Due convegni per discuterne in ambito iniziative promosse da Masaf

Roma, 25 set. (askanews) – Come far fronte alla richiesta dei ristoratori di pesce fresco, sicuro e di alto livello qualitativo? Una possibile risposta alla necessità emergente della ristorazione italiana può arrivare dal mondo dell’acquacoltura, che è in grado di garantire l’approvvigionamento di un prodotto controllato, sostenibile e dall’elevato standard di qualità. In Italia sono attivi circa 800 impianti di acquacoltura che producono 140 mila tonnellate l’anno di prodotto contribuendo a circa il 40% della produzione ittica nazionale e al 30% della domanda di prodotti ittici freschi, occupando circa 7.500 lavoratori.

Se ne è discusso in un convegno organizzato da Isnart, l’Istituto nazionale ricerche turistiche, in collaborazione con Epam, Associazione pubblici esercizi Milano, organizzato nell’ambito di un’iniziativa promossa dal ministero dell’Agricoltura per dare risalto al carattere innovativo dell’acquacoltura sostenibile e all’evoluzione della produzione ittica da piscicoltura.

“Testimoniare il valore aggiunto che l’acquacoltura può rappresentare per i nostri ristoratori e quindi per la nostra economia e per la tutela degli ecosistemi significa evidenziare i benefici che possono derivare dalla scelta di prodotti ittici provenienti dall’itticoltura. Un modello di produzione che assicura e certifica la sicurezza, la qualità e la sostenibilità dei pesci e dei mitili allevati a garanzia degli esercenti e dei consumatori” ha commentato Loretta Credaro, presidente di Isnart.

Il tema sarà al centro di un ulteriore appuntamento il 27 settembre presso il Porto di Piombino da Isnart e Agroittica Toscana e organizzato in collaborazione con l’API, Associazione Piscicoltori Italiani, la FIC, Federazione Italiana Cuochi e l’Unione Regionale Cuochi Toscani.

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