Falliti attacchi del centro destra contro direttiva, Ppe diviso
Strasburgo, 13 set. (askanews) – E’ fallito in modo piuttosto netto il nuovo tentativo delle forze di centrodestra, conservatrici e di estrema destra del Parlamento europeo di affondare un importante atto legislativo del Green Deal contro l’inquinamento, in questo caso quello atmosferico, con nuove e più stringenti regole e limiti per ridurre le emissioni di sostanze dannose per l’ambiente e per la salute umana.
Con 363 voti a favore, 226 contrari e 46 astensioni, la plenaria di Strasburgo ha approvato nel pomeriggio la proposta di direttiva sulla qualità dell’aria ambiente, che la Commissione europea aveva presentato il 26 ottobre dell’anno scorso, con una serie di emendamenti che la rendono notevolmente più rigorosa. Il testo approvato costituirà ora la posizione negoziale del Parlamento europeo nel “trilogo” (le trattative con il Consiglio Ue e la Commissione) che dovrebbe portare a una accordo sulla versione finale della direttiva.
Il gruppo dei Conservatori (compresi tutti gli eurodeputati di Fdi) e quello di estrema destra Id (con tutti gli eletti della Lega), più una buona parte del Ppe (un’ottantina di eurodeputati, tra cui tutti gli italiani e il capogruppo, Manfred Weber) hanno votato contro la direttiva, ma ancora una volta la Plenaria ha mostrato di avere una solida maggioranza ambientalista in questa legislatura.
Il Ppe si è spaccato in tre tronconi, con 54 eurodeputati che hanno votato a favore e 20 che si sono astenuti. La grande maggioranza dei Liberali di Renew è rimasta nel fronte ambientalista (con solo 11 eurodeputati contrari e sei astenuti), mentre sono rimasti compattissimi a favore della direttiva i Verdi, i Socialisti e Democratici, la Sinistra e, tra i non iscritti, il M5s.
Durante il voto sugli oltre 350 emendamenti non sono passate, anche se a volte solo per pochi voti, una serie di modifiche che avrebbero reso la direttiva molto meno stringente, in certi casi addirittura meno delle norme attuali, e che non avrebbero consentito l’allineamento con i valori indicati dall’Oms. Non sono passati neanche degli emendamenti che avrebbero concesso, in certe condizioni, più tempo e più flessibilità per conseguire gli obiettivi (una richiesta che veniva, ad esempio dalle regioni Lombardia e Piemonte, dove fattori orografici e meteorologici specifici rendono più difficile limitare la concentrazione di inquinanti nell’atmosfera). Secondo studi dell’Agenzia europea per l’Ambiente di Copenaghen, l’inquinamento atmosferico continua ad essere la prima causa ambientale di morte prematura nell’Ue, con circa 300.000 morti premature all’anno, che potrebbero essere evitate. In causa ci sono soprattutto gli inquinanti più dannosi: il particolato (Pm2,5 e Pm10), gli ossidi di azoto (NO2), l’anidride solforosa (SO2) e l’ozono (O3).
Rispetto alla proposta della Commissione, nel testo votato oggi il Parlamento europeo ha chiesto di fissare valori limite da imporre e obiettivi da raggiungere più rigorosi per diversi inquinanti, tra cui proprio quelli più dannosi (particolato, NO2, SO2 e ozono). Le nuove regole mirano a garantire che la qualità dell’aria nell’Ue non sia dannosa per la salute umana, gli ecosistemi e la biodiversità, e intendono allineare le regole Ue con le più recenti linee guida per la qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Secondo il testo approvato, i valori proposti dalla Commissione andrebbero imposti come obiettivi intermedi, da raggiungere quanto prima e al più tardi entro il 2030, mentre quelli più rigorosi chiesti dal Parlamento europeo dovrebbero essere conseguiti entro il 2035. La stessa proposta della Commissione, d’altra parte, si inserisce nel Piano d’azione Ue sull’obiettivo “inquinamento zero” entro il 2050.
Il Parlamento europeo sottolinea inoltre la necessità di aumentare il numero di punti di campionamento della qualità dell’aria, chiedendo che nelle aree urbane ci sia almeno un super-sito di monitoraggio ogni due milioni di abitanti, mentre la Commissione ne aveva proposto uno ogni 10 milioni di abitanti. Ma nei luoghi in cui è probabile che si verifichino alte concentrazioni di particelle ultrafine (Ufp), di carbone nero, di mercurio e di ammoniaca (NH3), dovrebbe esserci un punto di campionamento ogni milione di abitanti, mentre la Commissione proponeva centraline ogni cinque milioni di abitanti, e solo in caso di concentrazioni di particolato ultrafine.
L’Europarlamento insiste anche sulla necessità di armonizzare in tutta l’Ue gli indici di qualità dell’aria usati negli Stati membri, che sono attualmente frammentati e poco comprensibili. Gli indici dovranno essere comparabili, chiari e disponibili al pubblico, con aggiornamenti ogni ora in modo che i cittadini possano proteggersi durante gli alti livelli di inquinamento atmosferico prima che vengano raggiunte soglie di allarme obbligatorie.
Inoltre, dovranno essere rese disponibili informazioni per il pubblico sui rischi per la salute, e in particolare i sintomi associati ai picchi di inquinamento atmosferico, associati a ciascun inquinante, con informazioni più specifiche per i gruppi vulnerabili.
Un nuovo elemento molto importante introdotto dalla proposta della Commissione, che il Parlamento europeo ha appoggiato, è il diritto al risarcimento dei cittadini, la cui salute è danneggiata dall’inosservanza delle nuove norme da parte delle amministrazioni. Questo nuovo diritto (che non è previsto dalle norme attuali, come ha chiarito il 22 dicembre scorso una sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue) potrà essere esercitato anche attraverso azioni collettive in giustizia, condotte dalle Ong attive nel campo dell’ambiente o della salute, a nome e per conto delle vittime.
Gli eurodeputati propongono inoltre che, oltre alle misure di emergenza per migliorare la qualità dell’aria, necessarie quando in un paese vengono superati i limiti, tutti gli Stati membri predispongano tabelle di marcia per la qualità dell’aria con azioni a breve e lungo termine per conformarsi ai nuovi valori limite.