E’ tornato dopo micosi e 15 anni di lavoro per il recupero del seme
Milano, 8 set. (askanews) – Dopo più di quindici anni di lavoro finalizzato al recupero del seme, il peperone di Voghera è tornato nei campi e sulle tavole, e ora è diventato Presidio Slow Food. Nel secolo scorso e per molto tempo, Voghera, in provincia di Pavia, ha fatto rima con peperone: coltivato un po’ ovunque nella pianura tra il Pavese e l’Alessandrino, era conosciuto e apprezzato ovunque. Voghera ospitava un importante mercato ortofrutticolo ed esportava anche anche in Germania e negli Stati Uniti quei peperoni verdi, facilmente digeribili che un po’ tutti coltivavano nel proprio orto. Poi, negli anni Cinquanta, una micosi decretò un drastico calo di produzione negli orti vogheresi.
Per sfuggire al “fusarium”, il patogeno che tanti danni inflisse alle coltivazioni di peperone, chi poté si spostò di qualche chilometro. “Mio nonno, una volta sposato, si trasferì nella zona di Corana, un paese poco distante da Voghera con un terreno più sabbioso e qui continuò a riprodurre il Voghera” racconta Olezza, e proprio da quei semi, nel 2005 è partito il progetto di recupero che, in collaborazione con l’Istituto tecnico agrario Gallini di Voghera, l’Istituto di patologia vegetale dell’Università di Milano e il Centro ricerca agraria di Montanaso Lombardo (Lodi), nel giro di alcuni anni ha consentito di riprendere la produzione e la commercializzazione del peperone di Voghera. I produttori oggi sono riuniti nell’associazione di valorizzazione e tutela del PepeVo.
“Il peperone di Voghera ha forma cubica, dimensione tra gli 8 e i 12 cm ed è quadrilobato, cioè normalmente ha quattro coste, ma può presentarne anche solo tre” spiega Andrea Olezza, referente dei sei produttori che aderiscono al Presidio. Tra gli aspetti che colpiscono maggiormente c’è sicuramente il colore: “Il peperone è verde chiaro e perciò viene detto ‘bianco’. In piena maturazione diviene giallo, quasi arancione, ma la particolarità è che è buono già quando è verde: proprio per questo motivo, il Voghera normalmente si raccoglie uno o due giorni prima che diventi giallo. È il momento in cui è più consistente, l’ideale per essere conservato sottaceto, come vuole la tradizione”. La zona di produzione del Presidio Slow Food del peperone di Voghera comprende l’area che spazia dalla provincia di Pavia a quella di Alessandria vicino alle confluenze dei torrenti Scrivia, Curone e Staffora nel fiume Po.
“La Condotta Slow Food Oltrepò Pavese si è occupata del peperone di Voghera per più di un decennio, sia per quanto riguarda le ricerche sul fronte scientifico e storico sia per riuscire a coinvolgere nuovi produttori e promuovere il prodotto” afferma Elisa Nervetti, referente Slow Food del Presidio, annunciando che “ora lavoriamo per un nuovo obiettivo: far comprendere al consumatore che il peperone è buono appena raccolto e che i trasformati sono altrettanto gustosi”.