Dopo Lollobrigida, anche Centinaio contro idea di estenderle nell’Ue
Milano, 5 set. (askanews) – Crescono in Italia le critiche alla posizione espressa in un report del Centres for european policy network (Cep) in merito alla necessità di estendere a livello europeo gli “health warning” sulle etichette delle bevande alcoliche come fatto dall’Irlanda “alla luce dei rischi sanitari, sociali ed economici dell’alcol”. Contro le conclusioni del paper pubblicato a fine agosto dal think tank tedesco che valuta i progetti di legge e la legislazione dell’Ue, si era espresso nei giorni scorsi il ministro del Masaf, Francesco Lollobrigida, bollando l’etichettatura come “irragionevole”. “Questo sistema rischia solo di essere un elemento condizionante e discriminatorio – aveva sostenuto Lollobrigida – con l’unico obiettivo di stigmatizzare un prodotto principe dell’export italiano: il vino”.
Oggi a prendere la parola è stato il vicepresidente del Senato e responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega, Gian Marco Centinaio. “Le conclusioni del Cep sulle etichette irlandesi sono paradossali: secondo il think tank, se un Paese europeo prende una decisione, anche se controversa, la cosa più facile da fare è estenderla a tutta l’Ue per evitare una frammentazione delle regole” scrive in una nota Centinaio, aggiungendo che “noi diciamo invece che quelle etichette vanno fermate perché non distinguono tra l’uso e l’abuso di alcol e non tengono conto delle ricerche scientifiche che dimostrano i benefici del consumo moderato di vino”. Ribadendo che all’abuso di superalcolici che si registra nei Paesi nordici, “noi contrapponiamo la nostra dieta mediterranea, con il consumo moderato di vino durante i pasti associato a un corretto stile alimentare”, Centinaio spiega che “l’unica soluzione possibile di fronte alla fuga in avanti irlandese sulle etichette è imporre uno stop: solo così si potrà garantire il libero mercato europeo, tutelare i piccoli e grandi produttori vinicoli e favorire un confronto privo di pregiudizi sulla tutela della salute dei consumatori”.
Ad esaminare le conseguenze sull’Ue dell’iniziativa irlandese è stato il giurista e direttore scientifico del Cep a Roma, Andrea De Petris, assieme all’esperta di salute del Cep di Friburgo, Nathalja Nolen, e all’economista del Cep di Parigi, Victor Warhem. Quest’ultimo si è detto convinto che altre soluzioni costringerebbero i piccoli produttori a uscire dal mercato, perché non potrebbero permettersi di produrre etichette e cartellini diversificati. “Un’etichetta uniforme – ha chiosato De Petris – non è solo nell’interesse della salute, ma è anche vantaggiosa per il mercato interno europeo”. Sempre secondo gli esperti del Cep, le aziende europee che vogliono continuare a fornire alcolici e vini all’Irlanda non avranno altra scelta, nel medio termine, che adottare l’etichetta con le avvertenze per la salute. In caso contrario, dovranno rinunciare a esportazioni per un valore di circa 8 mld di euro all’anno.